Con Opzione Donna la pensione anticipata costa troppo allo Stato italiano? La domanda è d’obbligo in quanto per la misura, in legge di Bilancio, era stato introdotto un aumento del requisito anagrafico pari a 2 anni. Ma poi il Governo è tornato sui suoi passi confermando Opzione Donna per quest’anno con gli stessi requisiti del 2021.
Gli scenari per il 2023 per Opzione Donna e non solo sono legati alla riforma strutturale della previdenza pubblica. Ed anche al confronto in merito con i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil.
Con Opzione Donna la pensione anticipata costa troppo? Gli scenari per il 2023
Ed allora, con Opzione Donna la pensione anticipata costa troppo allo Stato italiano? La risposta è affermativa anche perché si tratta dell’anticipata con un requisito anagrafico molto basso. Visto che le lavoratrici possono esercitare l’opzione a 58-59 anni. Con 35 anni di contributi previdenziali obbligatori versati.
Con Opzione Donna pure l’Ape Sociale è a rischio per il prossimo anno. Ovverosia, considerando proprio gli scenari previdenziali per il 2023. Se non fosse che, per il 2022, le due misure sono prorogate. Quella per le lavoratrici senza modifiche. Mentre l’Ape Sociale è stata rafforzata ed estesa per quel che riguarda la lista delle mansioni gravose.
Gli scenari per il 2023 con le misure strutturali del Governo Draghi
Al momento non si può di certo dire con certezza che Opzione Donna sparirà l’anno prossimo. Pur tuttavia, con la riforma strutturale non dovrebbero esserci più misure prorogate di anno in anno. L’obiettivo del Governo italiano, in particolare, è quello di introdurre in maniera strutturale il calcolo del pensione INPS con il metodo contributivo pieno. E di tutelare i giovani e le donne che, un domani, rischiano di non vedere proprio la pensione a causa della bassa anzianità contributiva.