Cambiano le regole per le selezioni nei concorsi pubblici. Titoli professionali ed esperienze lavorative peseranno meno nella formazione delle graduatorie. Restano confermate le modalità di selezione e preselezione.
La modifica alla riforma Brunetta sui concorsi pubblici è stata inserita all’interno del decreto Covid che affronta anche il tema delle modalità di selezione. Non più concorsi oceanici e di massa, ma prove più snelle, veloci e a distanza grazie alla digitalizzazione. E’ infatti necessario dare nuovo impulso al turnover e fare in modo che lo svolgimento dei concorsi pubblici sia veloce.
Concorsi pubblici, cosa cambia
A parte le modalità di svolgimento dei concorsi pubblici, come ha asserito il Ministro alla PA Renato Brunetta, le selezioni saranno tarate più sulle prove scritte e orali piuttosto che sui titoli. Questo, sia per quanto riguarda i concorsi interni che per quelli esterni.
Al momento di formare le graduatorie, i titoli e le esperienze avranno un peso minore rispetto al passato. Questa novità dovrebbe favorire i giovani meritevoli che non possono far valere titoli ed esperienze particolari. Tanto nella scuola, come nella sanità, negli enti locali e in tutte le amministrazioni pubbliche.
Una norma che ha sempre favorito candidati che, indipendentemente dal titolo di studio acquisito, potevano far valere anni di esperienza. Selezione che spesso partiva dai bandi di concorsi pubblici che escludeva in partenza chi non aveva maturato determinate esperienze. Indipendentemente dal possesso del titolo di studio.
Titoli validi solo per profili tecnici
Cambiano quindi i punteggi per la formazione delle graduatorie degli idonei. I titoli professionali e le esperienze maturate varranno meno, in alcuni casi anche nulla. La responsabile Missione giovani, in quota Pd, Chiara Gribaudo, commenta:
“siamo riusciti a salvaguardare le migliaia di giovani neolaureati che si stanno preparando per i concorsi pubblici e che vogliono rappresentare un ricambio generazionale e una spinta innovativa per la nostra Pubblica amministrazione“.
I titoli avranno valore e peso solo nei procedimenti di selezione e nei concorsi pubblici per i profili tecnici. Saranno escluse le qualifiche di personale amministrativo. Non solo, non tutti i profili tecnici saranno interessati. La norma appena introdotta riguarderà solo qualifiche di elevata specializzazione, per individuare competenze specifiche in campo tecnico e scientifico sulle quale i titoli possono costituire differenza.
La sconfitta di Brunetta
Il Ministro Brunetta ha quindi dovuto incassare un duro colpo da M5S e PD che hanno fortemente voluto il cambiamento di rotta. Inizialmente la riforma dei concorsi pubblici prevedeva, infatti, di conferire maggior peso ai titoli, rispetto agli esami. Cosa che avrebbe inevitabilmente favorito i “vecchi” rispetto ai giovani privi di esperienze.
Dal Movimento, la senatrice Maria Laura Mantovani, commenta soddisfatta:
“abbiamo bilanciato due necessità: innovare la PA con nuove competenze ed esperienze maturate sul campo, senza ledere il principio di uguaglianza per cui ogni cittadino conquista un posto di dimostrando competenze e abilità tramite concorso. I giovani neolaureati sono il futuro e dobbiamo dare loro più opportunità rispetto a prima, non meno“.
Così Brunetta è stato costretto a vistosi passi indietro sul decreto concorsi pubblici, che avrebbe tagliato fuori i più giovani. Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana si è detto soddisfatto perché è stato fatto fronte comune fra Pd e M5S. “Abbiano voluto sconfessare Brunetta, che si apprestava a compiere l’ennesimo scempio, sulla pelle dei più giovani“.