La Conferenza di Pace sull’Ucraina in Svizzera è stata un flop, il Sud ha girato le spalle all’Occidente

In Svizzera domenica si è tenuta la Conferenza di Pace sull'Ucraina ed è stata un grande fallimento. Il Sud del mondo ha votato contro.
5 mesi fa
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Conferenza di Pace per l'Ucraina un grande flop
Conferenza di Pace per l'Ucraina un grande flop © Licenza Creative Commons

Da qualche tempo a questa parte l’Occidente segnala di avere qualche problema nel gestire la propria immagine sul piano internazionale. Lo ha confermato la Conferenza di Pace per l’Ucraina, che si è tenuta domenica scorsa in Svizzera, per l’esattezza nel resort di Bürgenstock sul lago di Lucerna. E’ stato un vertice anomalo, al quale hanno partecipato una novantina di paesi, tra cui non è stata invitata la Russia di Vladimir Putin. Per questa ragione tutti sapevano ancor prima che iniziasse, che non ci sarebbe stato alcun esito positivo concreto.

Se manca la controparte, in effetti, si possono produrre solo tante belle chiacchiere.

Sud Globale non firma documento

La posizione dei paesi occidentali è stata ben riassunta dalla premier italiana Giorgia Meloni, che fino a poche ore prima si era occupata del tema in qualità di presidente di turno del G7 in Puglia: “pace non significa resa”. Parole molto ragionevoli, dato che esiste una larga fetta dell’opinione pubblica nello stesso Occidente, secondo cui l’Ucraina dovrebbe firmare qualsiasi accordo con il Cremlino per cessare la guerra, anche se ciò implicasse la perdita di buona parte del proprio territorio. Insomma, la pace con il deretano degli altri.

Il problema è che la Conferenza di Pace non solo, com’era scontatissimo, non ha esitato alcunché di concreto, ma si è rivelata un boomerang d’immagine per l’Occidente. E’ stata espressa la volontà di sostenere il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite laddove si chiede a Mosca di rispettare l’integrità territoriale dello stato occupato. Dunque, le truppe russe dovrebbero indietreggiare senza che Putin pretenda di annettere pezzi di Ucraina. Sapete qual è stato il boomerang? Il famoso Sud del mondo non ha firmato il documento. E stiamo parlando di stati come il Brasile, tra l’altro presente solo come osservatore, Colombia, India, Indonesia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sudafrica, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti.

La Cina non ha neanche presenziato all’evento.

Putin non isolato

Paradossalmente, la Conferenza di Pace è finita per trasformarsi in un successo d’immagine per Putin. Se prima poteva vantare il sostegno più o meno esplicito di numerosi stati nel mondo, da domenica ha anche un documento a prova di ciò. Miliardi di persone sono rappresentati da governi che non condividono la posizione occidentale sull’Ucraina. Anzi, c’è una parte del pianeta che vede nella guerra una sorta di scontro tra il solito mondo ricco e le economie emergenti in cerca di un posto e di un ruolo nel nuovo ordinale globale.

Che tra i mancati sottoscrittori vi siano stati come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, è francamente sconcertante. Significa che l’Occidente ha perso preziosi alleati nel Medio Oriente, come si è evinto nei giorni scorsi anche con il mancato rinnovo dell’accordo sui petrodollari da parte di Riad. Pezzi di Africa, Asia e America Latina hanno voltato le spalle all’Occidente. Lo hanno fatto per diverse ragioni. Sono sempre più coccolati da potenze come la Cina, vedono in esse mercati di sbocco più promettenti per il futuro e non accettano di sottostare alle nostre regole su commerci e finanza.

Conferenza di Pace danno d’immagine per Occidente

La Conferenza di Pace elvetica ha reso plastiche le differenze tra Nord e Sud, da non intendere nel ristretto senso geografico. E non è un problema da niente con la fine della globalizzazione come l’abbiamo vissuta nei decenni passati. La regionalizzazione dei mercati richiederà relocalizzazioni delle nostre multinazionali in stati vicini o, comunque, affini dal punto di vista geopolitico. Gli spazi sicuri a nostra disposizione sembrano restringersi, a tutto vantaggio di competitor come Cina e Russia. La nostra sfera d’influenza perde pezzi, anche pregiati.

E il flop dell’evento di domenica rischia di danneggiare la nostra immagine in maniera irreparabile, offrendo la sensazione al resto del mondo che i veri isolati siamo noi e non lo “zar” russo.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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