Confindustria vs Stellantis, scelte inappropriate nell’automotive

Confindustria critica Stellantis per delocalizzazione e focus sull'elettrico; Stellantis difende gli investimenti italiani e la scelta di mercato.
22 ore fa
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Confindustria vs stellantis
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Negli ultimi anni, il settore automobilistico ha attraversato una transizione ecologica significativa, spinto dalle direttive globali che mirano a ridurre le emissioni inquinanti. Dopo l’attacco del Governo, ora è scontro anche tra Confindustria e Stellantis. In Europa, l’obiettivo è di eliminare le auto a combustione interna entro il 2035, promuovendo invece veicoli elettrici e a idrogeno. Stellantis, la holding nata dalla fusione di FCA e del gruppo francese PSA, ha investito pesantemente in questa trasformazione. Tuttavia, l’azienda si è trovata al centro di una polemica sollevata da Confindustria e da alcuni rappresentanti del governo italiano, che criticano la delocalizzazione della produzione e il focus sugli incentivi per l’elettrico.

Confindustria vs Stellantis

Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha espresso apertamente il proprio disappunto nei confronti della strategia di Stellantis, accusando la holding di penalizzare l’Italia spostando parte della produzione in altri paesi. Orsini ha sottolineato l’importanza di investire in Italia, ribadendo che il Paese dovrebbe sostenere solo chi contribuisce alla crescita industriale locale. La delocalizzazione, secondo Confindustria, sottrae posti di lavoro agli italiani, compromettendo l’occupazione in un settore già sotto pressione per la transizione ecologica. Orsini ha quindi criticato la scelta di Stellantis di destinare importanti risorse in impianti esteri piuttosto che in quelli italiani, considerando tale decisione in contrasto con le necessità economiche e industriali del Paese.

Orsini ha inoltre espresso scetticismo sull’elettrificazione imposta per legge, sostenendo che una tecnologia non può essere adottata forzatamente, ma dovrebbe piuttosto essere resa accessibile a tutti. A suo avviso, occorrerebbe considerare alternative come l’idrogeno e i carburanti sintetici, che potrebbero contribuire all’obiettivo di emissioni zero senza imporre una sola tecnologia.

La risposta del colosso dell’automotive

Stellantis ha risposto alle critiche di Confindustria sottolineando l’importanza della domanda di mercato, che secondo l’azienda guida la produzione.

In assenza di una forte domanda interna, Stellantis considera la delocalizzazione una scelta obbligata per rimanere competitiva. La holding ha ribadito il proprio impegno nell’elettrificazione, ma ha anche evidenziato i problemi di accessibilità economica delle auto elettriche, che restano costose per il consumatore medio.

L’azienda ha spiegato che i suoi investimenti mirano a lungo termine, con 50 miliardi di euro destinati al settore elettrico nei prossimi dieci anni. Stellantis ha anche difeso i propri sforzi sul territorio italiano, ricordando che negli ultimi anni ha investito 2 miliardi di euro all’anno nel Paese. I due stabilimenti italiani di Melfi e Cassino, insieme al Battery Technology Centre di Torino, rappresentano, secondo Stellantis, l’impegno concreto della holding nel mantenere l’Italia al centro delle sue strategie future. Inoltre, il Circular Economy Hub di Torino è stato segnalato come un esempio di attenzione all’economia sostenibile e circolare.

Il futuro della mobilità elettrica e le preoccupazioni italiane

Le divergenze tra Confindustria e Stellantis riflettono una più ampia tensione sul futuro della mobilità in Italia. Mentre Stellantis e molte altre case automobilistiche si concentrano sull’elettrificazione, incentivata anche dalle normative europee, una parte dell’industria italiana teme che questa direzione possa danneggiare l’occupazione e la competitività se non accompagnata da incentivi adeguati e da una transizione più graduale. L’elettrico, infatti, è costoso sia per i produttori che per i consumatori, e senza forti incentivi rischia di rimanere poco accessibile, rallentando così l’adozione di massa.

Confindustria sottolinea anche l’esigenza di una maggiore flessibilità nella scelta delle tecnologie: oltre all’elettrico, alternative come l’idrogeno potrebbero diventare soluzioni valide nel medio termine, con minori conseguenze sui posti di lavoro e sulla struttura dell’industria automobilistica italiana. La scadenza del 2035 per la fine della produzione di motori endotermici è vista da alcuni come troppo ravvicinata, considerata la lenta crescita della domanda di veicoli elettrici in diversi paesi.

In sintesi…

  • Confindustria critica Stellantis per aver delocalizzato la produzione, riducendo posti di lavoro in Italia, e contesta l’obbligo di elettrificazione.
  • Stellantis difende la scelta come risposta alla domanda di mercato e ribadisce l’impegno in Italia con investimenti in elettrificazione e sostenibilità.
  • La disputa riflette il contrasto tra il sostegno alla transizione ecologica e la preoccupazione per gli impatti economici e occupazionali in Italia.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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