Avere familiari disabili è un dolore che riguarda molte famiglie. Al dolore si aggiungono le inevitabili problematiche che un disabile porta inconsapevolmente e involontariamente con se. Per questo in Italia c’è una legge che tutela queste situazioni, tanto dal punto di vista del disabile che dei familiari che lo devono assistere (c.d. caregiver). Si chiama legge 104 il contenitore di norme, misure e strumenti atti a favorire l’inclusione sociale di questi soggetti e dei loro familiari. Una legge molto vasta e con molti strumenti da poter utilizzare.
“Salve, sono un lavoratore edile che ha un fratello invalido al 100% con indennità di accompagnamento. Stavo pensando di utilizzare la legge 104 dal momento che dopo la morte di mia sorella, ormai sono io che mi occupo di mio fratello invalido psichico. Mentre guardavo cosa fare mi sono imbattuto su una possibilità che si chiama congedo retribuito per caregiver. Di cosa si tratta e cosa serve per poterlo sfruttare?”
Congedo di due anni retribuito per il lavoratore che dà assistenza a parente invalido
“Congedo biennale retribuito in favore di chi assiste familiari con handicap grave”, questo ciò che prevede l’articolo n° 42, del decreto legislativo n° 151 del 2001. Si tratta della facoltà di assentarsi dal lavoro per due anni godendo di un trattamento mensile pari all’ultimo stipendio percepito al netto delle somme aggiuntive. Lo ha confermato ormai da anni anche l’INPS con una vecchia circolare (Circ. Inps n° 32 del 2012 ndr). Possono godere di questo beneficio propedeutico del congedo straordinario, i familiari del disabile che necessita di assistenza. Ma bisogna seguire il giusto ordine di priorità. Infatti il primo parente che può godere del congedo biennale con retribuzione è il coniuge dell’invalido.
Congedo biennale per genitori o fratelli del disabile
Anche i genitori di un disabile possono godere del congedo biennale per invalidi. Sempre che assistano un figlio disabile. Ma a condizione che questo non abbia coniuge o che non conviva col coniuge. Oppure se il coniuge del figlio disabile sia lavoratore autonomo che non può sfruttare l’agevolazione o sia disoccupato. Esiste però anche la facoltà per il coniuge del disabile, di rinunciare al congedo in proprio, cedendo di fatto questo diritto ai genitori del disabile. L’importante è che i periodi di congedo eventuali tra coniuge e genitori del disabile non siano coincidenti. In ogni caso serve che il disabile sia convivente con il soggetto che sfrutta il congedo biennale.
Solo per disabili minorenni il fattore della convivenza può essere derogato. Va ricordato che il congedo si sfrutta una sola volta e da un solo soggetto. Un figlio disabile non consente due anni di congedo per entrambi i genitori. I due anni possono essere divisi tra i genitori, ma sempre fino al tetto massimo di 24 mesi di congedo.
Esclusi alcuni lavoratori dal congedo retribuito
Se il disabile non è sposato o non vive con il coniuge, anche i fratelli o le sorelle possono godere del congedo. Ma solo se il disabile ha anche i due genitori deceduti o a loro volta invalidi. Anche in questo caso possibile per il coniuge del disabile rinunciare al congedo favorendo l’accesso allo strumento da parte di sorelle e fratelli. E sempre per una sola volta e per una sola persona. Il congedo spetta ai lavoratori dipendenti, ma ad esclusione di domestici, lavoratori a domicilio, agricoli, parasubordinati e lavoratori con part time verticale. E naturalmente non spetta come già detto per gli autonomi.
Per poter godere del beneficio il disabile deve essere riconosciuto invalido grave da parte delle Commissioni Mediche delle ASL. Significa invalidità al 100% con accompagnamento e benefici della legge 104. Naturalmente il disabile non deve essere ricoverato presso strutture sanitarie, perché verrebbe meno il fattore della necessità di assistenza.
Come fare domanda per il congedo biennale retribuito per dare assistenza a un parente invalido
Abbiamo già parlato dell’obbligo di residenza che disabile e soggetto richiedente il congedo biennale devono avere sotto lo stesso tetto. Solo i genitori possono evitare questo paletto. Ma da tempo alcune sentenze della Cassazione hanno reso questo obbligo di stessa residenza, piuttosto flessibile. Addirittura è ammesso il congedo anche tra parenti che non solo non vivono sotto lo stesso tetto, ma anche in Comuni tra loro distanti. Come durata il congedo non può in nessun caso superare i 24 mesi. Ma non si fa riferimento al beneficiario del congedo bensì all’invalido. Difatti un genitore con due figli invalidi può godere di 24 mesi di congedo per ciascun figlio.
Il congedo inoltre, può essere preso anche in maniera frazionata e non necessariamente 24 mesi continuativi e perfino a ore. L’importante è che tra un periodo e l’altro ci sia il ritorno effettivo al lavoro o che il congedo sia solo da un lunedì al venerdì. Proprio alla luce di questa frazionabilità del congedo, la retribuzione va calcolata a giorni. La domanda va presentata all’INPS e al datore di lavoro. Per quest’ultimo la struttura dell’istanza deve essere quella della autocertificazione. Una dichiarazione vera e propria del richiedente, con indicato il grado di disabilità dell’invalido, il grado di parentela con la persona da assistere, e tutti i dati anagrafici di entrambi.
Alla domanda va allegata la certificazione delle ASL riguardante l’invalidità del soggetto da assistere. E naturalmente il documento di riconoscimento del lavoratore che richiede il congedo.