Nella riforma della PA rientra indirettamente anche la discussione sulla consegna delle multe: Poste sta cercando di estendere per altri tre anni il monopolio sulla gestione dei verbali e degli atti giudiziari. Il colosso di Stato ha infatti chiesto una proroga fino al 2019 della consegna di contravvenzioni e atti in scadenza a giugno del prossimo anno. Che cosa significherebbe questo in termini economici per i cittadini? La questione, a differenza di quanto si potrebbe erroneamente pensare ad una prima lettura, non riguarda solo i vertici ma anche i contribuenti.
Consegna e pagamento multe: quanto ci costa il monopolio di Poste
Il giro di affari della consegna delle multe per Poste Italiane conta 28 milioni di atti giudiziari generati da 9 milioni di processi l’anno e vale almeno 300 milioni di euro l’anno. L’amministratore Francesco Caio farà di tutto, in questo caldo agosto, per non perdere il privilegio di gestire queste pratiche senza concorrenza. La riserva legale sugli atti giudiziari si intreccia con la vicenda dalla quotazione in borsa del gruppo perché questo monopolio potrebbe rappresentare una base più solida per gli investitori e una maggiore garanzia. Se ne discuterà al ritorno dalle ferie, nel decreto per la concorrenza di settembre. Eppure Caio sa benissimo che la sua richiesta di proroga è azzardata sotto molteplici aspetti, in primis perché, guardando al resto d’Europa, ci si accorge che il mercato della consegna delle multe è libero ovunque tranne che in Italia, Polonia e Portogallo. E sono non a caso almeno sei anni che l’Antitrust punta il dito contro questa situazione anomala.