Con la definizione di conti dormienti ci si riferisce a depositi di denaro, che possono essere conti correnti o libretti di risparmio, e strumenti finanziari in custodia di importo superiore a 100 euro, sui quali non viene eseguita nessuna operazione da 10 anni, da parte del titolare stesso o da delegati (anche in qualità di eredi). Vengono quindi lasciati a “dormire” in banca. Chi acquisisce il diritto su quelle somme passati i dieci anni? Per anni i soldi non riscattati dai titolari dei conti o dagli eredi restavano alle banche, alimentando un vero e proprio tesoretto segreto.
Dal 2007 (in base a quanto previsto dalla Legge Finanziaria 2006) le somme che costituiscono i conti dormienti confluiscono in un fondo istituito dal
Ministero dell’Economia e delle Finanze per il risarcimento delle vittime dei crack finanziari (Cirio, Parmalat, tango bond, ecc.). Dal 2010 è la Consap, società interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che si occupa di gestire le domande di rimborso e offre assistenza ai titolari dei fondi dormienti o agli eredi in caso di depositi lasciati inattivi per almeno dieci anni.
Quando un conto è chiamato dormiente e come chiedere il rimborso Perché il conto sia considerato dormiente l’inattività deve essere totale: basta infatti anche la richiesta di un
estratto conto per risvegliare il deposito. Sul sito della
Consap è possibile in primo luogo verificare l’esistenza a proprio nome di un conto dormiente. L’eventuale domanda di rimborso, da integrare con tutti i documenti richiesti, è scaricabile dal sito. Il tutto va spedito tramite raccomandata AR all’indirizzo: CONSAP S.p.A. Rif. Rapporti Dormienti- V. Yser 14 – 00198 Roma. Sembra tutto facile ma purtroppo non sempre nei fatti è così: lo scorso anno della questione dei conti dormienti si è occupata anche Striscia la Notizia che ha esercitato pressione per lo snellirsi delle pratiche in corso.
Sono molte anche le associazioni a tutela dei consumatori che invitano i risparmiatori a risvegliare i conti dormienti.
Truffe sui conti dormienti: quando il recupero dei soldi lasciati in banca è impossibile Esistono però dei limiti imposti dalla natura del deposito: ad esempio gli assegni circolari non riscossi non possono essere rimborsati ai beneficiari superati 3 anni e i buoni fruttiferi postali non riscossi entro il termine di prescrizione decennale non sono ammessi a questa procedura. Per quanto riguarda invece i contratti di assicurazione sulla vita, il cui termine di prescrizione è passato da 2 a 10 anni, non sono state ancora ufficializzate indicazioni specifiche per il rimborso dei capitali persi. Nei vecchi libretti potrebbero essere ritrovate anche vecchie banconote o monete in lire: queste dal 7 dicembre del 2011 non possono più essere cambiate.