Conti pubblici e Pil meglio del previsto: netto aumento del saldo primario e crollo del deficit

Migliorano nettamente i conti pubblici italiani, con il saldo primario a tornare positivo dopo 5 anni e balzando del 4% rispetto al Pil.
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Saldo primario in forte risalita e positivo dopo 5 anni
Saldo primario in forte risalita e positivo dopo 5 anni © Licenza Creative Commons

Arrivano buone notizie dall’ISTAT sul fronte dei conti pubblici italiani. Il miglioramento dei saldi fiscali per il 2024 è stato superiore alle attese ufficiali del governo. Il deficit è stato pari al 3,4% del Pil (74,5 miliardi), quando le previsioni erano inizialmente poco sopra il 4% e in autunno erano state riviste al ribasso al 3,8%. Aveva chiuso al 7,2% nel 2023. Effetto del boom per il saldo primario, passato in un solo anno dal -3,6% al +0,4%. Il governo di Giorgia Meloni si attendeva un dato appena positivo. Quest’ultimo indicatore è molto importante, perché segnala la differenza tra entrate e spese, al netto degli interessi da pagare sul debito pubblico.

Non era stato positivo sin dal 2019.

Deficit vicino al 3% del Pil

In valore assoluto la spesa per interessi è aumentata del 9,5% a 83,30 miliardi, mentre in percentuale rispetto al Pil è salita dal 3,6% al 3,8%. Anche se i costi di emissione del Tesoro nel corso del 2024 sono scesi, risultano più alti per il complesso dell’intero stock, a causa della risalita dei tassi di interesse tra il 2022 e il 2024.

Tornando al saldo primario, abbiamo registrato un grosso balzo del 4% in direzione positiva. Un successo che si deve allo svanire della pesante eredità del Superbonus. Nel 2023 i maxi-incentivi all’edilizia avevano spinto in forte rialzo il deficit. Fissato inizialmente al 4,5% del Pil, è esploso fino al 7,2%. I conti pubblici dello scorso anno, invece, hanno chiuso in disequilibrio non molto oltre il tetto massimo del 3% fissato dal Patto di stabilità. Ricordiamo che l’Italia insieme a molti altri stati comunitari, tra cui la Francia, è sotto procedura d’infrazione per deficit eccessivo da parte della Commissione europea.

Frena crescita del debito

Il miglioramento oltre le previsioni del saldo primario frena l’aumento del debito pubblico in rapporto al Pil, passando dal 134,6% al 135,3%. Il dato atteso era del 135,8%. Ha contribuito alla sua discesa più veloce anche il deflatore al 2,1%, sopra le previsioni ufficiali, che ha più che compensato la minore crescita del Pil reale. Questa è stata dello 0,7%, meno dell’1% preventivato dal governo in autunno, anche se superiore allo 0,5% stimato dall’ISTAT alla fine di gennaio. Hanno contribuito positivamente la domanda nazionale (+0,5%) e le esportazioni (+0,4%), negativamente le scorte (-0,1%).

Il Pil nominale è salito a 2.192,182 miliardi dai 2.128 miliardi del 2023. Il saldo primario in avanzo è stata una caratteristica costante dell’Italia sin dai primi anni Novanta, fatta eccezione per il 2009, l’anno della crisi finanziaria mondiale. Era sceso in territorio negativo dal 2020 al 2023, per cui il ritorno in territorio positivo non può che essere accolto favorevolmente da cittadini e mercati. Segnala che, al netto degli interessi, lo stato ha smesso di spendere più di quanto incassa. Proseguendo su questo trend e auspicando che nei prossimi anni la spesa per interessi tenda finanche a scendere in rapporto al Pil, il deficit si ridurrebbe e con esso la tendenza alla crescita del debito.

Saldo primario positivo, minacciato da bassa crescita

La minaccia al saldo primario per l’anno in corso, tuttavia, è rappresentata dalla crescita. Il Pil si è fermato dopo la prima metà dello scorso anno. E potrebbe persino ingranare la retromarcia tra incertezze legati ai dazi, la loro eventuale comminazione effettiva da parte degli Stati Uniti, rallentamento della crescita mondiale e caro energia. D’altra parte può rinvigorirlo il piano di investimenti per il riarmo, che il governo Meloni avrebbe fissato in un punto di Pil all’anno, oltre 20 miliardi di euro.

Sarebbero ulteriore debito, però, a discapito proprio dei saldi di bilancio. A meno che non venisse coperto da tagli di spesa o maggiori entrate.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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