Questione di qualche mese, al massimo meno di tre, e dovrebbe arrivare il primo taglio dei tassi di interesse. Resta solo da verificare se a tagliare i nastri tra i grandi istituti sarà la Federal Reserve o la Banca Centrale Europea. La Banca Nazionale Svizzera dal canto suo ha anticipato tutti con un primo calo del costo del denaro. E viene da chiedersi quale possa essere l’impatto della svolta monetaria globale sui nostri risparmi, a partire da quelli depositati su un conto in banca.
Per il conto in banca il meglio è passato
Negli ultimi tempi, il denaro si è spostato in buona parte dalle banche ai portafogli obbligazionari. Basti pensare al boom di acquisti di titoli di stato, a cui fa da contraltare il calo delle giacenze bancarie. I tassi di interesse offerti dalle banche italiane sui conti deposito – stesso discorso vale per il resto d’Europa, pur in misura spesso minore – sono saliti molto più lentamente di quanto non abbiano fatto gli interessi su prestiti e mutui. Strumenti finanziari concorrenti a basso rischio come i BTp sono diventati ben più allettanti, arrivando ad offrire fino al 4% lordo per le scadenze medio-brevi e a fronte di una minore tassazione.
I dati dell’Associazione bancaria italiana (Abi) dimostrano che i risparmi lasciati sul conto in banca siano remunerati oggi molto di più di 1-2 anni fa grazie alle nuove offerte. A febbraio, in media un deposito vincolato offriva l’1%, dato che saliva al 3,61% per le nuove operazioni. Un anno prima, ai clienti veniva proposto il 2,50% e due anni prima appena lo 0,45%. L’adeguamento, pur con estrema lentezza, c’è stato. E ha seguito il trend dei Bot, i cui rendimenti sono schizzati nel biennio considerato dal -0,47% medio al 3,64%.
Tassi di interesse già in calo
Tuttavia, il meglio sarebbe già alle spalle.
E con il taglio dei tassi cosa accadrebbe? Ad oggi, il mercato ha scontato un costo del denaro più basso entro fine anno di circa l’1%. Era arrivato a prevedere il -1,50% entro dicembre 2024 a fine 2023. Da allora c’è stata una parziale revisione delle aspettative all’insegna della maggiore prudenza. In effetti, l’inflazione nell’Eurozona resta sopra il target del 2%. E le tensioni geopolitiche rappresentano un rischio per la stabilità dei prezzi.
Con inflazione in calo risparmi finalmente tutelati
Possiamo affermare che un primo taglio dei tassi a giugno dello 0,25% non dovrebbe mutare granché sul monetario. E’ un fatto acquisito. E questo significa anche che i risparmi sul conto in banca per le nuove operazioni non dovrebbero accusare un calo della remuneratività. Ma questo vale per la fase iniziale. Se la BCE segnalasse di aver avviato un allentamento monetario più vigoroso delle previsioni, i rendimenti dei bond governativi scenderebbero ulteriormente. E a seguire anche i tassi sui conti deposito ripiegherebbero.
D’altra parte, tra dicembre e febbraio il tasso medio sui mutui è sceso dello 0,52% al 3,90%. Le banche hanno iniziato a riposizionarsi in vista di una maggiore liquidità a disposizione sul mercato e a costi inferiori. Dunque, per il nostro conto in banca il meglio sarebbe già alle spalle. Paradossalmente, diremmo. Non abbiamo fatto neppure in tempo a lamentarci che ci dessero poco, che già i tassi iniziano a scendere. E’ altresì vero che l’inflazione italiana è scesa allo 0,8%, per cui allo stato attuale quel 3,61% medio offerto vale in termini reali e netti quasi l’1,90%.
Conto in banca, scegliere non solo in base al tasso
Certo, non ogni conto in banca è remunerato allo stesso modo. I grandi istituti non stanno ancora offrendo nulla che sia degno di nota. Dispongono di liquidità a sufficienza per poter fare a meno di parte dei risparmi dei clienti. Sono le banche più piccole in Italia a prospettare tassi più allettanti, sebbene il consiglio sia sempre di fare attenzione al rischio. I primi 100.000 euro sono garantiti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, ma perché giocare d’azzardo?