L’imposta di bollo è una piccola tassa patrimoniale che colpisce i risparmi e gli investimenti. Essa si applica sui conti corrente, sui libretti di risparmio ma anche sui buoni fruttiferi postali e su altri investimenti ed è a carico del contribuente. Di fatto, però, è l’Istituto di Credito che la paga e si occupa di tutti gli adempimenti burocratici. Il singolo contribuente non deve fare assolutamente nulla.
Conto corrente e libretto di risparmio: l’imposta di bollo
L’imposta di bollo per coloro che hanno un conto corrente o un libretto di risparmio, come chiarisce l’Agenzia delle Entrate, è di 34,20 euro all’anno per le persone fisiche e 100 euro all’anno per le aziende.
Per calcolare la giacenza, si dovranno sommare i saldi giornalieri del conto, dividere poi per il numero dei giorni di detenzione del rapporto o rendicontazione ed infine calcolare la giacenza di ogni rapporto per la propria quota (ad esempio se c’è un cointestatario). L’imposta sul conto corrente non verrà applicata nel caso in cui gli estratti ed i libretti intestati ai cittadini non superino i 5.000 euro, gli estratti e i libretti intestati ai cittadini siano in rosso e quindi pari a zero, in caso di Isee 2019 inferiore ai 7.500 euro e infine se i conti di pagamento si abbiano presso Istituti che emettono moneta elettronica (carte di pagamento) purché essi non siano conti corrente.
Imposta di bollo bfp e investimenti
Anche sui buoni fruttiferi postali si paga l’imposta di bollo purché essi nel totale siano superiori a 5.000 euro.
L’imposta di bollo sui conti titoli, infine, sarà pari al 0,20% all’anno del controvalore di mercato dei prodotti finanziari dei quali si dispone. Ogni anno, infatti, la Banca valorizzerà il dossier e calcolerà l’imposta moltiplicandone il valore corrente per lo 0,20%. Sui prodotti finanziari, comunque, l’imposta di bollo si determinerà sempre anche se gli investimenti saranno in perdita.
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