Occhio all’estratto conto, il giorno di valuta può ingannare
Alla base del ragionamento sotteso al giorno di valuta esistono argomentazioni teoricamente anche comprensibili, ma che ai giorni d’oggi appaiono poco veritieri. Una banca, in sostanza, perde la possibilità di gestire il denaro del cliente, una volta che questi impartisce un ordine di pagamento, indipendentemente dalla data effettiva di fuoriuscita dello stesso dall’istituto. Viceversa, alla banca stessa servirebbe almeno qualche giorno di tempo per investire il denaro consegnatogli dal cliente con un versamento.
Da qui, l’asimmetria tra il giorno di valuta a credito e il giorno di valuta a debito. Ma in tempi di
transazioni elettroniche istantanee, dubitiamo che tali ragionamenti conservino ancora una solida validità. Da un punto di vista pratico, però, tale asimmetria potrebbe comportare un qualche problema di liquidità per il correntista, nel caso di operazioni molto frequenti di accredito e addebito. Immaginate di avere emesso un
assegno per 10.000 euro in una certa data e di averne incassato e versato sul conto un altro di 12.000 euro il giorno stesso. Nella vostra testa siete convinti di avere migliorato il saldo sul vostro contro di 2.000 euro e magari il giorno stesso o quello seguente vi comportate di conseguenza, emettendo assegni o effettuando pagamenti, come se quei 2.000 euro fossero materialmente disponibili. Invece, nel frattempo avrete rimediato un puro addebito di 10.000 euro, mentre l’accredito vi sarà riconosciuto solo a qualche giorno di distanza. Non solo quella cifra non l’avete ancora sul conto, ma questi è gravato al momento solo dell’addebito. Rischiate senza nemmeno volerlo di
effettuare una spesa scoperta. Dunque, attenzione e verifica sempre dell’
estratto conto (ormai si fa online o presso un ATM), prima di emettere un assegno o presentarsi a un qualche POS per pagare con carta di credito o bancomat.