Jean Pier Mustier, l’amministratore delegato della Banca Unicredit nonché presidente della Federazione delle Banche Europee, ha annunciato che dal 2020 l’Istituto Bancario potrà chiedere ai clienti di sostenere una spesa per lasciare il denaro sul conto corrente (e quindi per la giacenza). Ciò riguarderà i conti con importo superiore ai 100 mila euro. La cifra potrebbe essere dello 0,50%. Ma cosa cambierà per i risparmiatori? Diverso è il panorama per i conti deposito.
Conto corrente in giacenza sopra i 100 mila euro
Anche nel nostro paese potrebbero essere applicati dei tassi negativi sul conto corrente (oltre i 100 mila euro) lasciato in giacenza per cui non conviene superare tale cifra anche perché oltre i 100 mila euro non si è coperti dal Fondo Italiano di Tutela Deposito.
Per quanto concerne i tassi (di quelli anche sotto la soglia dei 100 mila euro) essi sono ai minimi: i rendimenti medi dei conti tradizionali, infatti, sono pari a zero così come quelli online. I conti vincolati arrivano invece, con le promozioni, ad un tasso dell’1% con picchi anche del 3%. Secondo i dati del Corriere.it/Economia il costo medio di un conto corrente (se si analizzano le principali Banche) è di 145 euro. Quindi se per cinque anni si lasciano 10 mila euro (sommati all’inflazione) essi potrebbero scendere fino a 8 mila euro.
Conti correnti non remunerano più come prima
I conti corrente non ricompensano più come prima questo anche a causa dei costi di gestione ovvero per le carte di pagamento, per il canone mensile, etc. Ciò significa che i costi netti superano gli interessi netti quando si opera mediamente. Gli interessi infatti sono praticamente nulli e, anche se il canone per il conto è pari a zero, si deve poi considerare l’imposto di bollo di 34,2 euro quando la giacenza media è superiore ai 5.000 euro.
Ci sono molte offerte in Italia (tra le migliori in Europa) riguardanti i conti deposito. Molte Banche, infatti, li usano come un’alternativa all’emissione dei bond per raccogliere denaro. L’Osservatorio Confrontaconti.it ,dalle ultime rivelazioni effettuate, comunica che essi hanno un tasso netto positivo che si aggira all’1%. Quindi un dato migliore rispetto ai BoT ed ai BTp che per tre anni sono sotto lo zero. Tale analisi è stata fatta anche considerando la doppia fiscalità: sul denaro depositato, infatti, c’è la ritenuta fiscale del 26% sugli interessi attivi maturati nonché il bollo annuo dello 0,2%. Ovviamente i conti deposito migliori (ovvero con tassi superiori) risultano essere quelli per i quali non è possibile svincolare il capitale investito prima di una determinata data. Se si chiede la svincolabilità, infatti, si riducono i tassi.
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