I futures sono contratti derivati a termine, che consistono nella fissazione di un prezzo di compravendita di un bene (“commodity future”) o di un titolo finanziario (“financial future”) a una certa scadenza e a un certo prezzo. Contrariamente alle opzioni, qui le parti si vincolano a contrarre, non essendo data facoltà a una delle due di non eseguire il contratto. Si tratta di strumenti negoziati sui mercati regolamentati, come la Borsa di Chicago per le materie prime, caratterizzati da un’elevata standardizzazione, per cui le scadenze, le quantità, il luogo della consegna sono generalmente fissate in maniera uguale per tutti, in modo da tenere alta la liquidità sui mercati e di ridurre i costi contrattuali delle parti.
Come funzionano i futures
Di solito, le consegne avvengono in quattro date per ogni anno, anche se ciò non vale per ogni bene oggetto dei futures. Si pensi al petrolio, per il quale i futures prevedono consegne mensili. Un’altra caratteristica di questi contratti è che sono garantiti da una “clearing house” o stanza di compensazione. Essa funge da controparte per ciascuna delle parti negoziali, imponendo un margine di garanzia da depositare presso di essa ed eventualmente sollecitando il suo incremento (“margin call”). Interviene per pagare una delle parti, quando non l’altra risulta inadempiente, salvo rivalersi su quest’ultima. Dunque, si tratta di contratti standard, altamente liquidi e garantiti dalla stanza di compensazione. Si tenga presente, però, che la consegna fisica del bene oggetto della negoziazione non avviene quasi mai, perché anche un istante prima della scadenza, la parte che si è obbligata ad acquistare rivende il contratto sul mercato. Tra le parti avviene, quindi, il cosiddetto “cash settlement”, ovvero la regolazione dei conti, pari alla differenza tra il prezzo di mercato alla scadenza del bene e quello pattuito, moltiplicata per le quantità negoziate.