La Legge Delega 183/2014, meglio noto come Jobs Act, ha modificato radicalmente la disciplina dei contratti di lavoro. Cosa cambia in tema di assunzioni? Quali tipologie contrattuali sopravvivono alla riforma? Vediamolo nel dettaglio le regole che hanno modificato il contratto di apprendistato e part time ma non solo. Il lavoro part time è stato confermato nelle diverse tipologie (verticale, orizzontale, etc.) ma viene eliminato il diritto di precedenza.
Contratti di lavoro: quali non vengono modificati dal Job Act
Non tutti i contratti di lavoro vengono modificati dal Jobs Act 2015.
Resta possibile richiedere la trasformazione del proprio contratto a tempo pieno in
contratto part time in caso di maternità o di malattie croniche e degenerative (Per approfondimenti sui contratti part time clicca
qui). Ampio spazio nel Jobs Act viene dedicato al
lavoro intermittente, detto anche a chiamata. Questa forma contrattuale viene mantenuta in vigore ma restano fermi i limiti anagrafici e quello di 400 giornate lavorative nell’arco di 3 anni (fanno eccezione i settori del turismo dello spettacolo e dei pubblici esercizi). Presupposto obbligatorio è la comunicazione preventiva della chiamata alla Direzione Territoriale del Lavoro. Le modifiche al contratto a tempo determinato si focalizzano su: durata massima a 36 mesi (più dodici con nuovo contratto presso la Direzione Territoriale del Lavoro), limite di cinque proroghe complessive, introduzione della possibilità di non rinnovare il contratto di lavoro senza fornire alcuna spiegazione al lavoratore. Un’azienda non può avere più del 20% delle risorse assunte a contratto a termine: in caso contrario è prevista una sanzione amministrativa oltre al rischio di impugnazione con indennità risarcitoria. Il
contratto di somministrazione di lavoro a tempo determinato acausale (ovvero senza obbligo, per il datore di lavoro, di motivare il mancato rinnovo) è stato confermato mentre è stata abrogata la somministrazione fraudolenta. Il lavoro accessorio rientra nella categoria di lavoro accessorio e prevede un limite massimo di sette mila euro orde annue riferito alla totalità dei committenti (massimo due mila per ogni committente).
Fanno eccezione i lavori che fruiscono di ammortizzatori sociali per cui si può arrivare a tre mila per committente. I
lavori accessori si pagano attraverso voucher o buoni lavoro previa comunicazione obbligatoria alla Direzione Territoriale del Lavoro entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
Jobs Act 2015 i contratti che non esistono più
In seguito al Jobs Act scompaiono il lavoro ripartito o job sharing, il contratto di associazione in partecipazione, limitatamente al solo apporto di lavoro e il contratto di lavoro a progetto. Più esattamente per i Cococo è prevista la trasformazione formale in lavoro a tempo subordinato (determinato o indeterminato). La novità di maggiore rilievo per questi contratti atipici è che dal 1 gennaio 2016 dovranno essere obbligatoriamente trasformati in contratti di lavoro a tempo indeterminato. Per incentivare il passaggio sono previsti vantaggi per il datore di lavoro. L’obbligo però non si applica a tutte le tipologie di contratti di collaborazione. Per maggiori approfondimenti sul campo di applicazione della legge e sui vantaggi per il datore di lavoro è possibile consultare la guida disponibile a questo link. Per le false partita IVA è prevista una sanatoria che esimerà i datori di lavoro dal pagamento degli obblighi previdenzial