Il contratto di affitto molto spesso si concretizza con un deposito cauzionale in gergo chiamato “caparra”. Un versamento di un determinato importo al momento della conclusione del contratto con la firma da parte sia del conduttore (inquilino) che del locatore (affittuario)
Nella stipula del contratto di locazione la prima regola da osservare affinché il contratto abbia validità legale a tutti gli effetti è la registrazione presso il competente ufficio delle Entrate.
Una volta stabilito tutte le condizioni relative all’affitto da entrambe le parti sia dal conduttore che del locatore si procede al versamento della “caparra”.
Contratto di affitto: ecco cosa prevede il codice civile
Il codice civile prevede che con la cessazione del rapporto di locazione, il locatario è obbligato a restituire le somme percepite a titolo di caparra con gli interessi dovute per ogni anno di locazione all’inquilino. Il deposito cauzionale o caparra ha il compito di rassicurare e garantire il locatore dai danni probabili che si possono verificare durante la locazione da parte dell’affittuario. Oppure rassicurare il locatore nel caso in cui l’affittuario risulti nel tempo inadempiente, cioè ometta di versare la quota stabilita da contratto.
Contratto di affitto: il deposito cauzionale perché va restituito?
L’art. 11 della Legge n. 392/78, stabilisce che “il deposito cauzionale non può essere superiore a tre mensilità del canone. Esso è produttivo di interessi legali che debbono essere corrisposti al conduttore alla fine di ogni anno”. La legge prevede che il locatore (proprietario dell’immobile) trattenga il deposito cauzionale più gli interessi come corrispettivo dovuto a titolo di danno da parte dell’inquilino. Inoltre, prevede che l’inquilino ha 5 anni di tempo dalla conclusione del contratto di locazione per richiedere la restituzione della caparra con i relativi interessi.