Contributi INPS partita IVA: alla cassa entro il 18 novembre anche senza guadagni

La partita IVA iscritta alla gestione artigiani e commercianti deve versare contributi INPS anche senza guadagni. In scadenza terza rata 2024
1 giorno fa
2 minuti di lettura
Contributi inps partita iva
Foto © Investireoggi

Nel sistema previdenziale italiano, i contributi INPS rappresentano un obbligo per chiunque svolga un’attività con partita IVA, anche in assenza di guadagni effettivi. Per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione artigiani e commercianti, infatti, la legge impone il pagamento di contributi sul cosiddetto “reddito minimo”, una soglia di reddito stabilita annualmente dall’INPS.

Questa peculiarità del sistema previdenziale italiano si basa su una presunzione: il semplice fatto di avere un’attività aperta implica, per l’INPS, che si generi un reddito minimo annuale. Questa logica si traduce in una pressione contributiva costante, nonostante l’assenza di incassi effettivi, e richiede di versare contributi in diverse cadenze trimestrali. In quest’ottica particolarmente, la gestione artigiani e commercianti risulta penalizzante rispetto alla gestione separata o ad altre casse previdenziali specifiche per i professionisti.

Chi paga i contributi INPS sul reddito minimo?

I lavoratori autonomi iscritti alla gestione artigiani e commercianti sono i principali soggetti obbligati al versamento dei contributi INPS sul reddito minimo, indipendentemente dall’effettivo guadagno. È sufficiente la presenza della partita IVA per determinare l’obbligo di versamento, senza tenere conto di eventuali perdite o mancati guadagni. Diverso è il caso per i professionisti iscritti alla gestione separata, come consulenti e freelance, che versano contributi solo sui guadagni effettivamente conseguiti.

Ancora diversa è la situazione per i professionisti iscritti alle casse previdenziali di categoria, come la Cassa Forense per gli avvocati, dove è previsto comunque un contributo minimo ma con modalità e criteri specifici in base alla professione.

L’importo del reddito minimo e le aliquote contributive 2024

Per l’anno 2024, l’INPS ha fissato il reddito minimo per gli artigiani e commercianti a 18.415 euro. Questo importo rappresenta la base minima di calcolo dei contributi obbligatori, anche in assenza di un reddito effettivo di tale entità.

Se il reddito annuale dell’attività dovesse superare questa soglia, i contributi saranno ricalcolati sulla quota eccedente e versati in aggiunta al contributo minimo.

Ad esempio, per il 2024, la Circolare INPS sulle aliquote contributive 2024 (Circolare n. 33/2024) fissa l’aliquota per i commercianti sopra i 21 anni al 24,48%, come stabilito dalla Circolare INPS n. 33/2024.

Scadenze contributive per il 2024

Il pagamento dei contributi INPS sul reddito minimo è suddiviso in quattro rate trimestrali. Le cadenze per il 2024 sono le seguenti:

  • 16 maggio 2024
  • 20 agosto 2024
  • 18 novembre 2024 (il 16 novembre è sabato)
  • 17 febbraio 2025 (posticipata al giorno successivo poiché il 16 è domenica).

Questi pagamenti riguardano esclusivamente il contributo minimo. Per quanto riguarda i contributi dovuti sull’eccedenza del reddito minimo, il pagamento avviene secondo le stesse cadenze delle imposte derivate dalla dichiarazione dei redditi dell’anno successivo (2025, per l’anno d’imposta 2024). Questa distinzione tra reddito minimo e reddito effettivo rende il sistema contributivo italiano complesso e poco flessibile, in quanto non tiene conto delle difficoltà economiche che i lavoratori autonomi possono incontrare, soprattutto in periodi di crisi.

Contributi INPS partita IVA: il calcolo del minimo

Andando nel dettaglio, se ad esempio ci riferiamo ad un commerciante, il contributo minimo 2024 da pagare è pari a 4.507,99 euro annuo (ossia il 24,48% di 18.415,00 euro). A questo importo poi bisogna aggiungere 7,44 euro di maternità. Quindi, il contributo minimale annuo per il 2024 diventa 4.515,43 euro, da suddividere in quattro rate.

In sede di dichiarazione redditi 2025 (anno d’imposta 2024) se il reddito dell’attività è stato superiore a 18.415 euro, allora bisognerà liquidare anche i contributi sulla differenza.

Esempio

Il sig. Francesco ha partita IVA ed è iscritto alla gestione commercianti. Ha 35 anni. Questi per i contributi INPS 2024, a prescindere da se e quanto guadagna, deve pagare quanto segue:

  • 16 maggio 2024 – euro 1.128,86
  • 20 agosto 2024 – euro 1.128,86
  • 18 novembre 2024 – euro 1.128,86
  • 17 febbraio 2024 – euro 1.128,86.

Si possono versare anche utilizzando crediti in compensazione nel Modello F24.

Supponiamo che nella Dichiarazione redditi 2025 (anno d’imposta 2024) riporti un reddito dell’attività pari a 20.000 euro. A questo punto dovrà liquidare e pagare anche i contributi sulla differenza tra 20.000 euro e 18.415 euro (ossia il reddito minimale 2024).

Sono previste agevolazioni, come la possibilità di chiedere la riduzione contributi per i forfettari.

Riassumendo

  • I contributi INPS per partita IVA artigiani/commercianti sono obbligatori anche senza guadagni effettivi.
  • Il reddito minimo 2024 è fissato a 18.415 euro per il calcolo contributivo.
  • Aliquota contributiva 2024 sono fissate nella Circolare INPS n. 33/2024.
  • Scadenze trimestrali: 16 maggio, 20 agosto, 18 novembre 2024 e 17 febbraio 2025.
  • I contributi eccedenti il ​​minimo vengono calcolati e pagati tramite dichiarazione dei redditi.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Rendimenti Bund segnalano qualche tensione finanziaria
Articolo precedente

I Bund non brillano più come prima, i titoli del debito tedesco scoprono il rischio sovrano

scadenze fiscali
Articolo seguente

Scadenze fiscali di fine novembre: anche a dicembre senza sanzioni