Contributi Gestione Separata: l’Inps batte cassa e riscuote

L'Istituto inizia a richiedere la copertura dei buchi contributivi ai committenti dei collaboratori in Gestione separata. Si comincia dal privato.
2 anni fa
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contributi pensione
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Crisi o no, l’Inps alza il pressing sulle Gestioni separate, soprattutto in tema contributi: stavolta nel mirino non finiscono i collaboratori ma i committenti. Con l’obiettivo dichiarato di rimettere a paro i versamenti contributivi che non risultano regolari. In questo senso, l’Istituto ha allertato chi elargisce piuttosto che chi svolge, iniziando le procedure di riequilibrio dai debiti contributivi del settore privato, per poi procedere con le Pubbliche amministrazioni. Questo, chiaramente, nelle vesti di committenti nell’ambito della Gestione separata.

Un piano di recupero che va nella direzione di equiparazione fiscale annunciata per il prossimo ciclo amministrativo. Il primo passo sarà proprio quello di rimettere a posto i cassetti fiscali relativi alle Gestioni separate, nell’ambito delle cosiddette “Comunicazioni di irregolarità“. Comunicazioni facenti riferimento all’anno di imposta 2021 e, quindi, a imprecisioni o mancanze di competenza nel 2020. È bene precisare, però, che nel catino di riferimento saranno a ora inseriti i crediti relativi esclusivamente all’anno di competenza 2021.

Contributi gestione separata, lo schema dell’Inps

L’Inps passa alla riscossione. Superato lo scoglio della fiducia al nuovo Governo, ora si comincia a lavorare sul serio. Fornire strumenti adatti per un nuovo assetto fiscale inizia quindi dalla sistemazione del fronte contributivo. L’Istituto ha peraltro deciso di aggirare lo scoglio legato alle situazioni dei committenti non attivi oppure deceduti, così da ridurre al minimo il rischio di gaffe. Stesso discorso per sanzioni ridotte, pari o inferiori a 1 euro, così come per gli importi non superiori a 12 euro. Come previsto dalle normative fiscali vigenti. Lo schema prevede innanzitutto la verifica dei contributi anticipati obbligatoriamente, ossia quelli relativi ai collaboratori in regime di co.co.co. rientranti nella Gestione di riferimento. In questi casi, l’anticipo prevede un terzo fornito dal committente, che provvederà al residuo dei due terzi. Anche il primo anticipo diventa fondamentale perché mette al riparo i contribuenti dalla possibilità di incappare in buchi contributivi, dannosi nel momento di tirare le somme per la propria pensione.

E questo non vale solo per la Gestione separata.

Le tre verifiche

Significativo che, nel momento in cui l’Inps si muove per risolvere la questione dei contributi mancanti, l’Agenzia delle Entrate abbia quasi concluso l’iter di verifica relativo allo stesso anno di imposta e proseguito per tutto il 2022. Nello specifico, il Fisco ha inviato numerose lettere di conformità, 2 milioni circa, a fronte d’incongruenze riscontrate nel processo di accertamento. Un passaggio obbligatorio, che concede a chi è in situazione di irregolarità il tempo per avviare il ravvedimento operoso. O, se convinti che l’incongruenza individuata sia errore da parte dell’Ente, a procedere con la presentazione della documentazione necessaria a dimostrarlo. Senza contare che, al di là della situazione legata alla Gestione sperata, all’orizzonte si staglia la data del 30 novembre. E, nello specifico, la scadenza delle rate per la Rottamazione ter. Non è chiaro se ce ne sarà un’altra ma, vista la combinazione fra emergenza e riscossione più attiva che mai, la possibilità di una nuova branca della vecchia pace fiscale sembra un’eventualità. Se non una probabilità.

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