Contributi silenti. Dopo la questione esodati, arriva un altro pasticciaccio all’italiana. Entriamo nei dettagli.
Contributi silenti cosa sono
Innanzitutto si precisa che per contributi silenti si intendono quei contributi versati all’Inps durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, ma che risultano comunque insufficienti a garantire l’accesso alla pensione. In sostanza quei contributi previdenziali dovuti alla Gestione separata dai precari o parasubordinati vengono versati a fondo perduto: se non si raggiunge cioè il minimo richiesto dalla legge per maturare il diritto alla pensione, tali contributi vengono usati per pagare le pensioni di altri.
Un nuovo “pasticciaccio” per l’Inps
La riforma pensioni del 1993 aveva previsto che chi avesse versato almeno 15 anni di contributi entro il 1992 o avesse iniziato a versarli entro quella data, poteva andare in pensione proprio con 15 anni di contributi. A cambiare le carte in tavola è intervenuta la riforma pensioni del ministro Fornero che ha invece fissato a 20 anni l’anzianità contributiva necessaria per accedere alla pensione. Cosa succede allora per i contributi in questione? Andrebbero in un certo senso restituiti in attesa che il soggetto maturi l’anzianità contributiva necessaria.
Niente restituzione, rischio default dell’Inps
Proprio sulla restituzione di tali contributi ha espresso il secco rifiuto il direttore generale dell’Inps, Mauro Nori. Ad essere interessati sarebbero diversi milioni di italiani, ad esempio donne che hanno scelto di interrompere l’attività lavorativa per accudire i figli o coloro che, complice la crisi, hanno perso il posto di lavoro e non sono riusciti a ricollocarsi sul mercato del lavoro. La pensione per questi soggetti era vicina e ora la riforma Fornero scombina nuovamente il tutto. Ma un buco potrebbe generarsi all’Inps, rivela Nori, se si procede alla restituzione dei contributi silenti. L’Istituto nazionale di previdenza sociale “rischierebbe il default”, dice Nori, visto che si parla di una cifra di tonda, 10 milioni di euro da restituire.
“Furto di Stato “ o “truffa di Stato”. Gli appellativi per il nuovo pasticciaccio all’italiana, dopo il caso esodati, si stanno susseguendo di ora in ora. Chi ha versato i contributi in oggetto, sembra dalle parole di Nori, che non riceverà la restituzione di un euro di quanto versato e non potrà andare in pensione se non raggiunge i 20 anni di contributi. Cosa fare? La risposta è ovvia: continuare a pagare.
Una vera e propria bomba ad orologeria potrebbe scuotere i palazzi dell’Inps. Esodati ed ora contributi silenti. Due aspetti di una stessa questione: i tecnici, chiamati per la loro professionalità a risanare la nostra economia, non sono certamente riusciti nell’intento, visto che il 2013 si prospetta un anno ancora più nero rispetto a quello passato, ma nemmeno sembrano essere tanto “tecnici” visto che gli esodati prima e i contributi silenti ora, fanno emergere tutta la superficialità con cui è stata fatta la riforma delle pensioni. Superficialità che ricade sui cittadini.
Sullo stesso argomento potrebbe interessarti:
Pensioni: contributi precari scomparsi