La Legge 104/1992 offre ai lavoratori il diritto di usufruire di permessi retribuiti per garantire assistenza ai familiari con disabilità. Tuttavia, l’uso improprio di questi permessi può portare a conseguenze disciplinari, fino al licenziamento. Recentemente, la Corte di Cassazione ha chiarito alcuni aspetti fondamentali relativi all’abuso dei permessi previsti dalla normativa, introducendo criteri qualitativi oltre che quantitativi per la valutazione della legittimità dell’uso di tali benefici.
La pronuncia dei supremi giudici ci risulta utile per chiarire anche alcuni dubbi dei nostri lettori che inviano quesiti in redazione.
“Durante la giornata di permesso 104 che prendo per assistere a mio padre disabile, posso uscire di casa per andare a fare la spesa al supermercato dove acquistare beni che servono proprio a mio padre? Nella giornata dei permessi 104 deve stare sempre a casa con la persona che devo assistere? Posso allontanarmi per portare a passeggio il cane (per i suoi bisogni) che mio padre, non vedente, ha come guida?”
Abuso permessi 104: il caso giudiziario e la pronuncia della Cassazione
L’ultima ordinanza n. 1227 del 2025 della Corte di Cassazione trae origine da un caso specifico: un dipendente aziendale è stato licenziato il 30 dicembre 2019 con l’accusa di aver utilizzato i permessi concessi dalla Legge 104 per scopi diversi dall’assistenza al suocero disabile.
Contestando la decisione del datore di lavoro, il dipendente ha chiesto il reintegro, sostenendo che le accuse fossero infondate.
I giudici della Cassazione hanno ribadito che la valutazione dell’eventuale abuso non si limita a un’analisi quantitativa delle ore effettivamente dedicate all’assistenza, ma deve includere anche la qualità delle cure fornite. Questo orientamento conferma quanto già espresso in sentenze precedenti, sottolineando che l’abuso si verifica esclusivamente quando il lavoratore utilizza i permessi per fini personali non legati, neanche indirettamente, all’assistenza del familiare.
Le attività riconosciute come assistenza legittima
Secondo la pronuncia della Corte di Cassazione, le attività svolte dal lavoratore nei giorni di permesso devono essere attentamente esaminate. L’utilizzo dei permessi è legittimo non solo quando il dipendente è fisicamente presente accanto al familiare, ma anche quando svolge mansioni necessarie alla sua assistenza, come:
- acquisto di farmaci e prodotti sanitari;
- gestione di pratiche burocratiche e amministrative relative alla salute del disabile;
- accompagnamento a visite mediche;
- acquisto di beni di prima necessità, come alimenti e prodotti per l’igiene personale.
Di conseguenza, l’assenza del lavoratore dal domicilio del familiare assistito non implica automaticamente un abuso dei permessi, purché le attività svolte siano funzionali alle esigenze del disabile.
L’obbligo di documentare l’uso dei permessi 104
Un altro aspetto evidenziato dalla Cassazione riguarda la necessità per il lavoratore di documentare l’impiego dei giorni di permesso 104. Le aziende hanno il diritto di verificare che l’uso dei permessi sia conforme alla normativa e, in caso di dubbi, possono richiedere chiarimenti o prove dell’attività svolta.
Questa misura mira a evitare abusi e garantire che i benefici concessi dalla Legge 104 siano effettivamente destinati all’assistenza di persone con disabilità.
Il pronunciamento della Cassazione del 2025 segue una linea giurisprudenziale consolidata. Ad esempio l’altra recente sentenza n. 26417 del 7 ottobre 2024, aveva chiarito che il lavoratore non è obbligato a trascorrere l’intero periodo di permesso esclusivamente in compagnia del familiare disabile. Le attività complementari, purché connesse all’assistenza, sono considerate legittime.
Questo principio rafforza la necessità di un’interpretazione flessibile della normativa, che tenga conto delle reali esigenze del disabile. E anche della varietà di compiti che l’assistenza comporta. Il lavoratore, infatti, può dover svolgere commissioni o incombenze che, pur non richiedendo la sua presenza accanto al familiare, sono indispensabili per garantirne il benessere.
Conseguenze per il lavoratore e il datore di lavoro
L’uso improprio dei permessi previsti dalla Legge 104 può comportare severe sanzioni per il lavoratore, fino al licenziamento per giusta causa. Tuttavia, il datore di lavoro deve dimostrare in modo chiaro e inequivocabile l’abuso, fornendo prove che il dipendente abbia utilizzato i permessi per scopi personali e non legati all’assistenza.
D’altro canto, per evitare contestazioni, il lavoratore è chiamato a un comportamento trasparente e responsabile, assicurandosi di poter giustificare ogni attività svolta nei giorni di permesso. Mantenere una documentazione dettagliata delle attività realizzate può rappresentare una tutela in caso di verifiche aziendali o contenziosi.
Riassumendo
- Criteri di valutazione – l’abuso dei permessi 104 dipende da fattori qualitativi e quantitativi.
- Caso giudiziario – la Cassazione ha chiarito i limiti dell’uso corretto dei permessi.
- Attività consentite – acquisti, visite mediche e pratiche sanitarie sono considerate assistenza legittima.
- Obbligo di documentazione – il lavoratore deve giustificare l’uso dei permessi per evitare sanzioni.
- Conseguenze disciplinari – l’abuso dei permessi può portare al licenziamento per giusta causa.
- Giurisprudenza consolidata – la presenza fisica continua non è obbligatoria per un’assistenza valida.