Al via i controlli selettivi sui conti correnti. Dal mese di maggio sono diventate operative le istruzioni che consentono ad Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza di incrociare le informazioni sui movimenti di denaro dei contribuenti. Una sorta di “grande fratello fiscale” per il quale non ci saranno più segreti da nascondere in banca per gli italiani. I controlli erano stati introdotti già nel 2012 con il decreto “salva Italia” del governo Monti, ma riguardava solo le società a responsabilità limitata.
I controlli del fisco sui conti correnti
I controlli riguarderanno i saldi di conto corrente e la movimentazioni di denaro, così come trasmesse periodicamente da banche, poste e intermediari finanziari alla super anagrafe dei conti correnti con l’obiettivo di combattere l’evasione fiscale. Ciò non significa che il fisco sa tutto di noi, ma che potrebbe farlo qualora scattino alcuni campanelli di allarme tali da far accendere un faro sulle movimentazioni di denaro dei correntisti, siano esse società o singoli contribuenti. E lo strumento principe è il risparmiometro che mette a confronto il saldo del conto corrente da un anno all’altro, individuando incongruenze fra quanto dichiarato al fisco e quando realmente guadagnato o speso. La fase successiva sarà quindi l’accertamento.
Quando scatta il campanello d’allarme
Scopo dell’azione fiscale è scovare i guadagni in nero, quindi tutte quelle entrate non giustificate a livello fiscale che comportano uno scostamento di saldi sui conti superiore al 20%. L’indagine è affidata ad apposito software, il cui risultato viene poi ulteriormente ristretto dall’Agenzia delle Entrate che formulerà le cosi dette “liste selettive” di potenziali evasori in base ad altri parametri e nei confronti dei quali verrà concentrata maggiore attenzione. Quindi, il campo si restringerà ai soggetti più a rischio e che solitamente sono professionisti e imprenditori per via della maggior facilità ad occultare redditi.
Le operazioni bancarie sospette
In ogni caso, da oggi qualsiasi contribuente può essere sottoposto a controllo, anche un disoccupato che non dichiara nulla. Poiché non è la persona che viene sottoposta ai raggi X, bensì le movimentazioni e i saldi di conto corrente. Una spesa elevata per l’acquisto di un’automobile, ad esempio, che si discosta visibilmente dal reddito dichiarato e dai flussi di denaro in entrata sul conto corrente, farà scattare il campanello d’allarme dell’Agenzia delle Entrate. Così come versamenti di denaro in conto che non trovano corrispondenza con la dichiarazione dei redditi. Insomma, tutte quelle movimentazioni di denaro ritenute “sospette” e che non trovano riscontro o giustificazione fiscale potranno far scattare l’accertamento da parte del fisco. Sarà poi cura del contribuente dimostrare la correttezza dell’operazione.