Conviene aspettare la riforma delle pensioni o meglio la pensione subito a 63 anni

Conviene aspettare la riforma delle pensioni o meglio la pensione subito a 63 anni con l'Ape sociale nonostante i limiti?
2 anni fa
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assegno di inclusione
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Andare in pensione nel 2023 può essere una soluzione a quanti, stanchi di lavorare potrebbero scegliere una via qualsiasi tra le tante che il sistema offre per lasciare il lavoro. Vie non sempre facili da praticare, ma che potrebbero fare comodo comunque. E in barba ai rischi di subire tagli e penalizzazioni di assegno. Perché le misure di pensionamento anticipato sono molte, ma la maggior parte di hanno le classiche controindicazioni che le rendono meno appetibili. A tal punto che c’è chi si chiede se è possibile rimandare, magari aspettando tempi migliori.

Aspettando una riforma delle pensioni magari nel 2024.

“Buonasera, posso chiedervi cosa andrei a rimetterci uscendo dal lavoro subito, lasciando l’azienda per cui lavoro come facchino e sfruttando l’Ape sociale? Ho compiuto ieri 63 anni di età ed ho oltre 38 anni di carriera alle spalle. Ho il dubbio che andare in pensione adesso possa precludermi l’accesso alla pensione nel 2024, quando dovrebbe arrivare una riforma delle pensioni che sembra vantaggiosa. Anche perché lavorando un anno in più dovrei prendere un assegno più alto. Tra l’altro, anche se rimando il pensionamento, potrei avere diritto a sfruttare l’Ape l’anno successivo, nell’ipotesi che il governo non proceda alla riforma di cui tanto si parla?”

Conviene aspettare la riforma delle pensioni o meglio la pensione subito a 63 anni

pensione

Il nostro lettore vuole da parte nostra un consiglio su cosa fare tra andare in pensione oggi con l’Ape sociale o domani con una nuova riforma delle pensioni. Un suggerimento che noi, come qualsiasi altra persona, non può dargli. Anche perché l’Ape sociale è una misura valida, attiva e in vigore. Le nuove misure con la ipotetica riforma delle pensioni invece, non esistono ancora. Quindi, lasciare al futuro ipotetico una scelta, rinunciando nell’immediato alla pensione, sicura, potrebbe non essere una cosa giusta.

Ma non si può non considerare il fatto che l’Ape sociale qualche problema, sia sul calcolo dell’assegno che sulle sue regole, lo presenta. E una volta richiesta, ottenuta e accettata la pensione con l’Ape sociale, non può essere sostituita con un’altra misura, evidentemente più favorevole.

Tutte le limitazioni dell’Ape sociale per i lavori gravosi

Dalla Legge di Bilancio introdotta dal primo gennaio 2022, le mansioni gravose utili all’anticipo pensionistico sociale sono diventate tantissime. Molte di più rispetto a quelle previste inizialmente quando nel 2017 con l’Ape sociale fu varata anche la quota 41 precoci. Per capire quali sono le categorie a cui la misura si applica, nulla di meglio che richiamare a quanto scrive l’INPS sul portale istituzionale nella scheda illustrativa della misura. I beneficiari dell’Ape sociale sono:

  • professori di scuola primaria, pre-primaria e professioni assimilate;
  • tecnici della salute;
  • addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate;
  • professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali;
  • operatori della cura estetica;
  • professioni qualificate nei servizi personali e assimilati;
  • artigiani, operai specializzati e agricoltori;
  • conduttori di impianti e macchinari per l’estrazione e il primo trattamento dei minerali;
  • operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli;
  • conduttori di forni ed altri impianti per la lavorazione del vetro, della ceramica e di materiali assimilati;
  • conduttori di impianti per la trasformazione del legno e la fabbricazione della carta;
  • operatori di macchinari e di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi, per la chimica di base e la chimica fine e
  • per la fabbricazione di prodotti derivati dalla chimica;
  • conduttori di impianti per la produzione di energia termica e di vapore, per il recupero dei rifiuti e per il trattamento e la
  • distribuzione delle acque;
  • conduttori di mulini e impastatrici;
  • conduttori di forni e di analoghi impianti per il trattamento termico dei minerali;
  • operai semi qualificati di macchinari fissi per la lavorazione in serie e operai addetti al montaggio;
  • operatori di macchinari fissi in agricoltura e nella industria alimentare;
  • conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento;
  • personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci;
  • personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi,ristoranti, aree pubbliche e veicoli;
  • portantini e professioni assimilate;
  • professioni non qualificate nell’agricoltura, nella manutenzione del verde, nell’allevamento, nella silvicoltura e nella pesca;
  • professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni.

Cosa penalizza i beneficiari dell’Ape sociale

Chi esce con l’Ape sociale non avrà diritto alla tredicesima mensilità.

Infatti l’Ape è organizzata su 12 mesi. Inoltre la misura non è reversibile a causa di morte del beneficiario. In altri termini, non può passare da un coniuge ad un altro come accade con le altre misure pensionistiche. La misura non è integrabile al trattamento minimo e non gode delle maggiorazioni sociali. Ha un importo limitato a massimo 1.500 euro al mese e si interrompe al compimento dei 67 anni di età. Quindi il diretto interessato una volta terminato l’anticipo, sia esso partito dai 63 anni o più avanti, dovrà presentare domanda di pensionamento di vecchiaia. Ma non si può scegliere di interrompere prima dei 67 anni la misura, presentando domanda per un’altra, magari più favorevole. E quindi il nostro lettore o sceglie di andare in pensione adesso con l’Ape sociale, o no, ma si tratterà di una scelta irreversibile.

La cristallizzazione del diritto può aiutare?

Il facchino, cioè l’addetto allo spostamento delle merci, è una delle attività di lavoro gravoso che permettono di accedere alla pensione in anticipo per il tramite dell’Ape sociale. Il nostro lettore non ha praticamente alternative. Perché l’Ape sociale almeno stando a quanto è stato fatto nell’ultima manovra finanziaria, è stata prorogata solo per un altro anno e cioè fino al 2023.

Quindi, chi non sfrutta la misura adesso, non potrà farlo in futuro, salvo nuove proroghe. Infatti anche l’accenno che il lettore fa alla cristallizzazione del diritto lascia il tempo che trova. L’Ape sociale non è misura che gode della cristallizzazione del diritto. Per esempio, chi nel 2023 centra i requisiti per la quota 103, anche se non esce nel 2023, potrà farlo negli anni a venire. Come chi ha completato i requisiti per la quota 102 entro il 31 dicembre 2022, o per la quota 100 entro il 31 dicembre 2021.

La certificazione del diritto alla pensione

Per l’Ape sociale questo diritto viene meno. Essendo che per l’Ape sociale occorre presentare la domanda di certificazione del diritto, ed essendo questa certificazione valida solo per l’anno in corso, non può dare diritto alla cristallizzazione del diritto. Basti pensare che al nostro lettore che fa il facchino, è chiesto che questa attività sia stata svolta per 7 degli ultimi 10 anni (o per 6 degli ultimi 7). Evidente che l’anno venturo, questa condizione potrebbe non essere più completata

 

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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