Corea del Nord: sanzioni inefficaci, ecco il vero pericolo per Kim Jong-Un

Le sanzioni ONU sembrano acqua fresca per il regime di Kim Jong Un nella Corea del Nord. Ecco perché non funzionerebbero e come il giovane dittatore rischia di cadere.
7 anni fa
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Economia più libera sotto Kim Jong-Un

Il governo nordcoreano ha un Ufficio 39, che viene utilizzato per tutte le attività losche del regime, dallo spionaggio informatico agli attacchi hacker, dall’aggiro delle sanzioni alla creazione di documenti falsi. Questo ufficio utilizzerebbe prestanome per commerciare con altri paesi, senza che di ciò resti traccia ufficialmente. Violerebbe anche le norme della navigazione internazionale, deviando le rotte dei propri natanti e scaricando merce nei porti russi, da inviare ad altre destinazioni, facendo risultare come se si trattasse di esportazioni dalla Russia.

Con un regime che non aderisce praticamente ad alcuna convenzione e sistema di informazione adottate sul piano internazionale, capire come si stia evolvendo la sua situazione economica sembra un esercizio molto difficile. Una cosa sembra assodata, però: sotto Kim Jong-Un, l’economia nordcoreana si è gradualmente aperta al libero mercato, pur restando rigidamente controllata dallo stato e senza che si sia mai messa in dubbio formalmente la dottrina comunista. I piccoli esercizi privati vengono tollerati e i managers delle imprese pubbliche hanno ottenuto sin dal 2011 il diritto di fissare i salari dei dipendenti, di licenziare e di assumere. (Leggi anche: Corea del Nord ricchissima, quello che non immaginate del regime comunista)

Le differenze con la dittatura cinese

Il terzo Kim della dinastia avrebbe compreso che solo un miglioramento degli standard di vita dei suoi cittadini rafforzerebbe la propria leadership contro i mai sopiti rischi di golpe militare, consapevole anche che l’unico modo per giungere a questo obiettivo consiste nell’accettare la crescita del settore privato, che pare attualmente pesare per quasi la metà del pil da 32 miliardi di dollari. Ciò che il poco più che trentenne dittatore non avrebbe considerato, tuttavia, è che queste riforme non ufficiali lo indebolirebbero nel lungo periodo. Per capirlo, dovrebbe studiare la fine che fece un leader riformatore come Mikhail Gorbacev nell’ex Urss, anche se per contro esiste l’esempio di Deo Xiaoping, che ha avviato la trasformazione della Cina, senza far perdere ad oggi il controllo al Partito Comunista.

Kim Jong-Un potrebbe ispirarsi a modo suo a Pechino, ignaro forse delle differenze: la dittatura cinese non è personale, ma retta da un partito molto radicato in ogni provincia e composto da migliaia di funzionari con poteri più o meno accentuati. A Pyongyang comandano da tre generazioni solo i Kim, che pur a capo del locale partito comunista, non hanno mai lasciato ai compagni granché di potere ed esercitando un controllo assoluto su ogni aspetto della vita politica e sociale del paese. La nascita incipiente di un’ancora sparuta classe media nordcoreana starebbe gettando il seme di un’economia e di uno stile di vita più liberi, anche se non germoglierà da qui a qualche anno. Saranno i futuri borghesi di Pyongyang a minacciare la sopravvivenza del regime, non le sanzioni ONU. (Leggi anche: Forme di capitalismo in Corea del Nord, ma economia nelle mani di Kim Jong-Un)

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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