Dirimente sarà l’inflazione danese
Che non vi sarebbero spinte speculative in questa fase lo dimostrerebbero la discesa in febbraio delle riserve valutarie dell’istituto e anche i rendimenti sovrani danesi, più elevati di quelli tedeschi lungo l’intera curva delle scadenze: i biennali viaggiano al -0,46% contro il -0,8%; i decennali allo 0,53%, percentuale doppia di quella degli omologhi Bund; del tutto simili i trentennali, invece, all’1%.
Si consideri che nel corso dell’attacco dei mercati di inizio 2015, i rendimenti decennali danesi si azzerarono, i trentennali rendevano poco più dello 0,4% e i biennali erano ancora più negativi di quelli odierni. Ma tutto potrebbe repentinamente stravolgersi: la BCE ha segnalato ieri di voler mantenere gli stimoli e i tassi bassi ancora per un po’, per cui la differenza la farà l’inflazione danese. Se salirà stabilmente verso il 2%, costringerà Rohde a intervenire. Gli acquisti di assets nazionali dall’estero torneranno e il “peg” sarà nuovamente testato. (Leggi anche: La Danimarca affronta un nuovo capitolo della speculazione sulla corona)