Avrà pure 94 anni, eppure non è soltanto arzillo, bensì anche una delle menti più lucide, se non la più lucida e razionale, nel panorama degli investitori internazionali. Warren Buffett aveva capito in anticipo anche questa volta e lo aveva segnalato quando a febbraio il suo fondo Berkshire Hathaway risultava avere raddoppiato su base annua la liquidità a 334 miliardi di dollari dopo avere venduto nel 2024 azioni per 134 miliardi. E guarda caso il mercato borsistico americano da settimane sembra entrato in una fase di correzione.
Correzione del mercato tra dazi e rischi su Pil USA
Ieri, l’indice S&P 500 ha chiuso la seduta con un pesante -4,33%. Rispetto al record toccato lo scorso 19 febbraio, perdeva l’8,6% e vedeva scendere la capitalizzazione di 4.445 miliardi di dollari.
Colpa della confusione indotta dai dazi dell’amministrazione Trump. Minacciati, imposti, sospesi, aumentati, risospesi, ecc. Il presidente americano non si cura dei cali, notando che le aziende stiano andando bene. Ma qualcosa in borsa non va. Il “Trump trade” è svanito. Avrebbe dovuto sostenere i corsi azionari e colpire l’obbligazionario, mentre sta avvenendo l’esatto contrario.
C’è paura per una possibile recessione dell’economia americana, sebbene gli analisti per il momento tendano ad escluderla. Ma è pur vero che, fatta eccezione per il brevissimo crollo del Pil USA seguito al Covid, qui non si vede una crisi dal lontano 2009. C’era ancora un esordiente Barack Obama alla presidenza. Vuoi per il forte sostegno fiscale offerto dai governi all’economia, vuoi per l’incremento demografico trainato dall’immigrazione (+30 milioni di abitanti in 15 anni), il Pil non ha fatto che salire.
E la borsa ha corso, tantissimo: +735% dai minimi del 2009 ai massimi del febbraio scorso. Rendimento annuale superiore al 15%, dividendi esclusi.
Bolla azionaria si sgonfia
Se guardiamo al rapporto Prezzi/Utili del mese scorso, esso risultava avere superato la soglia di 30 per la media delle società quotate nell’S&P 500. A ieri era sceso a 28,05 contro una media ventennale di 24,34 (di 21,89, se escludiamo l'”annus horribilis” 2008 con il conseguente tonfo delle quotazioni azionarie con la crisi dei mutui subprime). Dunque, è da almeno 3 anni che la borsa americana viaggia sopra la propria tendenza di lungo periodo; da 7 anni con riferimento alla suddetta media ex-2008. Da troppo tempo sentiamo parlare di rischio bolla, ma alla prova dei fatti le quotazioni non scendono, anzi continuano a salire.
Questo è stato valido fino a pochissime settimane fa. Il dato risalta ancora più negativamente per gli investitori stranieri, dato che nel frattempo il dollaro ha perso in media il 3,3% contro le altre principali valute mondiali. Chi aveva acquistato titoli ai massimi, oggi li tiene in portafoglio deprezzati del 12% al netto del cambio. Le famose “sette sorelle” (Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla) sono tutte in calo dai massimi recenti. Resta il fatto che la somma delle loro capitalizzazioni ammonti ancora al 32,2% dell’intero indice.
Borse europee alternativa incerta
L’estrema concentrazione dei valori amplifica le perdite a carico degli ETF esposti sull’intero S&P 500.
Una volta che ripiegano le Big Tech, infatti, a pagare dazio diventa l’intero listino. Comunque sia, questa correzione del mercato può rivelarsi salutare. Fino a poche settimane fa, i capitali affluivano a New York quasi per inerzia. Quasi tutti credevano che le azioni fossero care e il dollaro già troppo forte, ma non s’intravedevano alternative valide. A meno di parcheggiare il denaro in attesa di impiegarlo in maniera più razionale. Cosa che ha fatto Buffett, che non a caso è una leggenda della finanza mondiale.
I dazi sono stati il pretesto perfetto per uscire dal giro. E’ in atto una correzione del mercato in favore dell’obbligazionario, come segnala il rendimento decennale americano. E’ sceso dal 4,80% del 13 gennaio scorso al 4,23% di oggi. Significa che gli investitori vanno a caccia di reddito fisso, sicuro per via della loro minore propensione al rischio. Le borse europee stanno approfittando di questo svarione americano, anche se nelle ultime sedute pagano anch’esse l’incertezza sia dei dazi che dell’impatto del riarmo sulle condizioni finanziarie nel Vecchio Continente.
Correzione del mercato con tagli al deficit
La correzione del mercato sarà persino benvenuta, a patto che non degeneri nel “panic selling” e avvii l’economia mondiale verso una grave recessione economica. Non sembra questo lo scenario, anche perché il riarmo europeo sta sostenendo il settore della difesa in misura particolare, con effetti benefici a cascata sui listini. Per gli USA è probabile che la crescita si prenda una pausa già dal trimestre in corso, dato che il governo Trump vuole allentarne la dipendenza dagli stimoli fiscali. Il compito impopolare di Elon Musk al DOGE sarà di recuperare centinaia di miliardi di dollari dalle pieghe del bilancio federale per dedicarli ad investimenti pubblici, rifinanziamento del taglio delle tasse in scadenza e risparmi. Non siamo all’austerità, ma forse alla fine del deficit spending senza limiti.
Salve a tutti, signore e signori !
Mi chiamo Marie Thérèse Letacon, sono un prestatore di denaro professionista con contratto privato con diverse banche e istituti finanziari.
Il nostro obiettivo comune è quello di incoraggiare e sostenere le persone in difficoltà finanziarie.
Siamo dinamici nel concedere un prestito in 48 o 74 ore in tutta Europa.
Le nostre capacità di prestito vanno da 5.000€ fino all’importo di cui avete bisogno a un tasso ragionevole del 2%.
Se avete problemi finanziari o difficoltà a chiedere un prestito in banca e siete alla ricerca di un prestito tra privati, contattatemi.
E-mail: [email protected]