Secondo il rapporto di Transparency International, l’Indice di Corruzione Percepita in Italia è risultato nel 2016 il terzo più alto nella UE, dopo Grecia e Bulgaria. Per livello di trasparenza, infatti, il nostro paese si è posizionato alla 60-esima posizione, la stessa di Cuba, davanti solo alla 69-esima di Atene e alla 75-esima di Sofia. Una classifica, che ci vede molto lontani da altre economie europee, come la Danimarca che si piazza all’ultimo posto nel mondo per corruzione percepita, diventando così prima per trasparenza, seguita (sempre nella UE) dalla Finlandia (terzo posto assoluto) e da Svezia, Svizzera, Norvegia, Olanda, Germania, Lussemburgo e Regno Unito, tutti paesi rientranti nella top ten mondiale.
Per capire chi abbiamo come vicini di classifica, basti pensare che la Romania fa meglio di noi, collocandosi in posizione numero 57, mentre poco peggio di noi fanno Sao Tomè e Principe e Arabia Saudita al 62-esimo posto. Chiudono la classifica Corea del Nord, Sud Sudan e Somalia. (Leggi anche: Italia paradiso della corruzione)
Italia male in classifica da sempre
Rispetto allo scorso anno saliamo di una posizione in trasparenza, mentre la Spagna, ad esempio, ne scende cinque. Ma non cambia quasi nulla in rapporto alle altre economie europee, come evidenziano i dati risalenti al 1995. Anche in quell’anno, l’Italia risultò ultima per trasparenza tra le grandi economie del Vecchio Continente, ottenendo un punteggio pari a 2,99, che ci avvicinava più all’Indonesia, ultima in classifica con 1,94, che non alla Germania (8,14), alla Francia (7), al Regno Unito (8,57) e alla Spagna (4,35). Anche a metà anni Novanta, primeggiava in Europa la Danimarca (9,32), seconda al mondo, dietro solo alla Nuova Zelanda.
Attenzione, in teoria, la corruzione percepita potrebbe non corrispondere a quella reale. Io posso immaginare che il mio paese sia più corrotto di quello che è effettivamente, oppure lo suppongo molto più pulito della realtà.