Il “sell-off” ai danni dei BTp è stato così pesante nella giornata di giovedì, che alla BCE hanno notato subito l’errore madornale commesso dal governatore Christine Lagarde, quando nel corso della conferenza stampa post-board ha dichiarato l’ovvietà che non sarebbe compito dell’istituto “chiudere gli spread”, ma così lanciando un segnale piuttosto negativo sul rischio sovrano dell’Italia. Dopo le furenti reazioni compatte sul fronte politico a Roma e il Quirinale sceso in campo con una nota in cui ha invocato “solidarietà” e non “ostacoli” dall’Europa, Francoforte è corsa ai ripari.
Panico in borsa, vola lo spread e la BCE non convince i mercati
Il giorno dopo, il capo-economista irlandese Philip Lane ha aggiunto che gli strumenti attualmente disponibili garantiscono la massima flessibilità in fase di acquisto degli assets con il “quantitative easing”, così da poterli concentrare su uno specifico mercato all’occorrenza. L’importante, ha spiegato, che la regola del “capital key” venga rispettata nel lungo periodo. Insomma, se lo spread italiano sale, la banca centrale può comprare più BTp per ridurlo. E nello stesso giorno, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, aveva definito “ingiustificati” gli alti livelli di spread di questa fase.
Il differenziale di rendimento a 10 anni tra BTp e Bund era salito a 270 punti base giovedì pomeriggio, scendendo in area 240 il giorno dopo. Il BTp decennale era arrivato a offrire il 2%, mentre l’altro ieri ripiegava intorno all’1,70%. La tensione, comunque sia, resta altissima. I rendimenti sono esplosi lungo la curva e indipendentemente dalla brutta figura di Lagarde, che rimarrà nelle menti degli investitori per ancora molto tempo, il problema riguarda sia l’andamento dell’economia italiana, in caduta libera con il Paese in quarantena per il Coronavirus, sia la maggiore offerta attesa di BTp, a seguito dell’aumento del deficit.
Verso un tetto allo spread
Con i nuovi stimoli monetari varati giovedì, la BCE ha innalzato il QE a una media mensile di oltre 33 miliardi di euro, dai 20 attuali. In tutto, disporrà di 120 miliardi in più da utilizzare entro l’anno per spegnere focolai di tensione sui mercati. Probabilissimo che buona parte del nuovo gruzzolo venga impiegato, a questo punto, a favore dei bond sovrani del sud, al fine di contenerne gli spread rispetto ai titoli tedeschi. Le deviazioni in fase di acquisto dovranno essere al tempo stesso sufficienti e convincenti per cancellare l’orrida conferenza stampa di questa settimana, ma nemmeno potranno durare all’infinito, altrimenti violerebbero le regole fissate in fase di varo del QE.
Lo spread, quindi, non potrà spegnersi o tornare agevolmente ai livelli di febbraio, quando sui 10 anni scese fin sotto i 130 punti base, ma nemmeno salire troppo per via del sostegno che arriverebbe dalla BCE. Se non bastasse nemmeno nelle prossime settimane a convincere una volta per tutte il mercato che l’Italia non verrà lasciata sola a rifinanziare sui mercati l’immenso debito pubblico, l’arma che Lagarde si vedrebbe costretta a utilizzare sarebbe il cambio delle regole, con l’abbandono del “capital key”, per cui ad oggi i titoli di ciascuno stato vengono acquistati in proporzione alle rispettive dimensioni economiche.
La reazione indispettita e unanime dell’Italia e quella isterica dei mercati paradossalmente avrebbero dissuaso anche i “falchi” dentro l’istituto dal porre in atto comportamenti e dichiarazioni che vadano nel senso di istigare alle vendite di BTp. In una fase assai delicata come questa, in cui l’Eurozona rischia di piombare in una nuova crisi finanziaria come quella del 2008 per espressa ammissione di Lagarde, nessuno può permettersi di alimentare tensioni finanziarie e panico sui mercati.
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