Ancora una decina di giorni e si chiuderà la prima finestra utile alle domande per l’accesso alla Quota 41 per i lavoratori precoci. Scade il 1° marzo una importante data per chi matura i requisiti alla misura nel 2024. Far scadere questa data produce alcuni rischi che molti lavoratori non conoscono. Ecco perché l’argomento va approfondito per non perdere mesi di pensione per un semplice cavillo.
“Gentile redazione, sono un lavoratore precoce che dovrebbe poter andare in pensione a novembre con la quota 41.
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Cosa bisogna fare subito per andare in pensione con quota 41 nel 2024
Prima di tutto occorre fare un rapido riepilogo sui requisiti della quota 41 per i lavoratori precoci. Infatti la misura non è destinata alla generalità dei lavoratori ed ogni singola categoria a cui si applica, deve rispettare delle condizioni aggiuntive.
Il nostro lettore a prima vista sembra poter rientrare nella misura. Da quanto ci dice ha la carriera contributiva giusta, e svolge un lavoro che è considerato idoneo alla pensione anticipata con questa misura. Bisogna verificare però le ulteriori condizioni di accesso. Ma oltre a tutto questo, gli consigliamo di fare presto a inviare all’INPS, da solo con SPID, CIE o CNS o tramite Patronato, la domanda di certificazione del diritto.
Si tratta della domanda che devono presentare quanti completano o pensano di completare i requisiti entro la fine dell’anno. Una domanda di cui, come vedremo in seguito, sta per scadere la prima finestra utile.
La quota 41 per i precoci, ecco i requisiti
La Quota 41 per i lavoratori precoci è una misura che è destinata a chi completa i seguenti requisiti:
- almeno 41 anni di contributi versati;
- almeno 35 anni di contributi effettivi;
- un anno di contributi versati prima di aver compiuto 19 anni di età.
Inoltre bisogna rientrare in una delle seguenti 4 categorie di contribuenti e cioè:
- invalidi;
- caregiver;
- addetti ai lavori gravosi;
- disoccupati.
I requisiti aggiuntivi di quota 41 per categoria e chi può rientrare nella pensione anticipata
Per essere considerati idonei alla quota 41 come lavoro gravoso serve svolgere una delle seguenti attività:
- lavoratori edili e addetti alla manutenzione e costruzione degli edifici;
- macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
- conciatori di pelli e pellicce;
- addetti ai servizi di pulizia;
- addetti allo smaltimento o alla raccolta dei rifiuti;
- infermieri delle sale operatorie e ostetriche delle sale parto con lavoro in turni;
- maestre, maestri ed educatori di asilo nido o scuola dell’infanzia;
- lavoratori del settore agricolo;
- pescatori;
- lavoratori marittimi;
- siderurgici;
- facchini e addetti allo spostamento delle merci;
- camionisti;
- gruisti e conducenti di macchine per la perforazione;
- addetti all’assistenza di persone non autosufficienti.
L’interessato deve aver svolto tali attività per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni. Il disoccupato invece deve essere privo di Naspi da almeno 3 mesi. E deve aver percepito l’intera Naspi spettante. L’invalido deve aver ricevuto una certificazione di invalidità civile con percentuale non inferiore al 74%. Il caregivers deve risultare convivente ed alle prese con l’assistenza del parente stretto disabile da non meno di 6 mesi.
Domanda tempestiva o tardiva, cosa cambia?
Come dicevamo, chi pensa di riuscire a completare i requisiti della quota 41 per i precoci prima citati, entro la fine del 2024, deve presentare due domande. La prima è quella certificativa. La seconda è quella di pensione.
Invece per chi ritarda e presenta la domanda entro il 30 novembre, ricade nella cosiddetta domanda tardiva. La domanda di pensione vera e propria per la quota 41 invece andrà presentata alla maturazione dei requisiti o poco prima. Presentare domanda subito permette al diretto interessato di evitare i rischi di finire dentro il monitoraggio INPS sulle dotazioni disponibili. Infatti la pensione di quota 41 non ha dotazioni infinite.
Ogni anno l’INPS monitora i soldi a disposizione per la misura, con le domande pervenute. E accoglie le domande in base alla data (e persino all’ora) di presentazione. Nel caso di domande oltre le dotazioni a bilancio, l’interessato rischia di vedersi posticipare il diritto alla prestazione. Ecco perché chi pensa di completare i requisiti anche sul finire del 2024, come il nostro lettore, farebbe bene a provvedere subito all’istanza di certificazione. Perché sarà da questa istanza che l’INPS partirà per espletare le domande.
Come fare con la domanda certificativa prima della domanda di pensione
La domanda di certificazione è il consiglio che diamo a quanti si trovano in questa situazione. Dal momento che non è una domanda che impegna il lavoratore al successivo passo della pensione, può essere fatta comunque, anche da chi non è certo di completare il requisito nel 2024. Il rischio di trovarsi di fronte a problemi di bilancio, con la commissione di monitoraggio dell’INPS che si riunisce sul finire dell’anno, porta gli interessati da una domanda tardiva a rischiare seriamente di far slittare la loro pensione al 2025. Perdendo mesi di pensione e rischiando di perdere gran parte del vantaggio che una misura di questo genere, distaccata dai limiti di età, prevede.