Cosa cambia per il reddito di cittadinanza nel 2024, chi lo prenderà ancora e chi invece non con l’Assegno di inclusione

Perché le famiglie prive di fragilità rischiano di perdere il sussidio quando dal reddito di cittadinanza si passerà all'assegno di inclusione
2 anni fa
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Beneficiari sopra i 18 anni di età, oppure sopra i 59 anni, famiglie senza invalidi o minorenni all’interno e soprattutto stranieri. Sono gli identikit di chi perderà il sussidio, o almeno rischia di perderlo nel 2024. Perché la certezza è che nel 2024 al posto del reddito di cittadinanza entrerà l’assegno di inclusione. E questo passaggio per forza di cose rischia di compromettere il diritto ad un sussidio per molte famiglie. Ma tornando all’identikit di prima, questo nasce da uno studio di Bankitalia, che nella classica sua relazione annuale ha affrontato anche gli effetti di questa novità per quanto riguarda le misure di contrasto alla povertà.

E ciò che ha detto Bankitalia ci serve per rispondere ad un nostro lettore che ha paura di uscire fuori dal perimetro di questi aiuti di Stato.

“Salve, sono Paolo, ho una famiglia composta da mio figlio di 19 anni, mia figlia di 21 e mia moglie. Da quando ho perso il lavoro, ed ho 58 anni, non riesco a trovare nuova occupazione. E non perché non la cerco come molti potrebbero pensare di chi prende il reddito di cittadinanza. Il sussidio mi ah consentito di poter andare avanti in questi anni di crisi. Ma credo di appartenere alla categoria di famiglia che lo perderà nel 2024. Secondo voi è vero?

 

Dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, cosa cambia e per chi

Sono due i fattori che rischiano di rendere il nuovo assegno di inclusione, meno favorevole rispetto al reddito di cittadinanza. Uno è il fattore reddituale, mentre l’altro è il fattore che molti definiscono di qualità di una famiglia. Partiamo da quest’ultimo aspetto, perché la famiglia del nostro lettore è proprio una di quelle che potenzialmente potrebbero dire addio ad un sussidio. Bankitalia ha detto che il 60% degli attuali beneficiari continueranno a prendere un sussidio allo stesso modo ed in uguale misura anche se non si chiamerà più reddito di cittadinanza e si chiamerà assegno di inclusione.

Sono le famiglie al cui interno ci sono invalidi, anziani con almeno 60 anni di età già compiuti o minori di 18 anni. Per contro il 40% delle famiglie oggi beneficiarie della principale misura di contrasto alla povertà, non avendo quelle situazioni nel nucleo, rischieranno di perderlo per il fattore qualitativo. I soggetti diversi da quelli sopra citati, non essendo considerati fragili bensì occupabili, non avranno diritto alla misura. O almeno, a questa misura che pare, come importo, resterà più o meno identica al reddito di cittadinanza.

Occhio ai redditi, perché gli occupabili finiscono con il penalizzare la fruizione del sussidio

Ricapitolando, solo le famiglie con fragilità non rischiano nulla nel trasloco dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione. Le altre, come quelle dell’identikit in premessa e come quella del nostro lettore, potrebbero rischiare di perdere il sussidio. Ma questi soggetti, rischiano di minare anche le famiglie composte dai soggetti fragili di cui parliamo. Perché il fattore reddituale da non superare, per avere diritto alla misura, resterà identico al reddito di cittadinanza. Resterà a 6.000 euro da adeguare con la scala di equivalenza, al numero dei componenti la famiglia. Oggi per il reddito di cittadinanza, la componente reddituale da non superare è pari a 6.000 euro annui. Ma va moltiplicata per il parametro della scala di equivalenza. E se per il singolo componente la scala di equivalenza è 1, per i maggiorenni viene incrementata di 0,4 a componente, e di 0,2 per ogni minorenne. Con l’assegno di inclusione invece i maggiorenni non vengono considerati. Significa per esempio, che il nostro lettore nonostante ha 4 componenti in famiglia, potrebbe non dover superare i 6.000 euro di componente reddituale. Mentre oggi la soglia è di 13.200 euro (1 più 0,4 per 3 componenti).

Ecco le conclusioni sul passaggio all’assegno di inclusione

La nuova misura quindi dovrebbe guardare di più alle famiglie fragili e meno a quelle piene di soggetti attivabili al lavoro.

Anche se la nuova misura riduce da 10 a 5 anni il requisito della residenza continuativa in Italia, la novità sembra non calzare a pennello per gli stranieri che già oggi lo prendono. Infatti proprio perché sono richieste le fragilità prima citate, pare che gli stranieri che oggi prendono il reddito di cittadinanza siano composte da persone attivabili per la maggior parte dei casi. Il che li rende potenzialmente a rischio come lo è il nostro lettore.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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