Cosa cambia se Quota 103 viene sostituita da Quota 41 per tutti

Quota 41 per tutti resta il cavallo di battaglia della Lega per la riforma pensioni. Cosa cambierebbe rispetto a Quota 103 dal prossimo anno
6 mesi fa
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quota 41 pensione
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Quota 103 potrebbe lasciare il campo a Quota 41 per tutti. Una misura che la Lega di Matteo Salvini caldeggia da inizio legislatura, ma che vede il governo perplesso e soprattutto prudente per via del ricorso a ulteriore debito pubblico. Implementare una riforma che mandi tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età costerebbe tanto, sicuramente più che con Quota 103.

Le due opzioni di uscita anticipata, Quota 41 e Quota 103 sono simili per quanto riguarda il requisito contributivo, ma, mentre la prima è svincolata dal limite anagrafico, la seconda prevede il possesso di almeno 62 anni di età.

Una differenza di non poco conto che peserebbe oltre 3,5 miliardi all’anno in più sulle già compromesse casse dell’Inps. Quindi, difficile da attuare in questo momento.

Quota 41 per tutti, ma solo col ricalcolo contributivo

Nel corso del 2023, il governo Meloni aveva proposto una versione della Quota 41 che prevederebbe un ricalcolo dell’assegno pensionistico, in modo da renderlo più sostenibile per le casse dell’Inps. Questa soluzione ha incontrato il favore di alcuni sindacati, ma altri hanno espresso perplessità, ritenendo che il ricalcolo potesse portare a una riduzione dell’importo della pensione.

Le trattative tra governo e sindacati sono ancora in stallo e non è ancora chiaro quale sarà la soluzione finale. Tuttavia, Quota 41 è una delle alternative possibili alla prossima riforma pensioni 2025. Tutto sta nel trovare la giusta quadratura fra entrate e uscite in un periodo di aumento della pressione sui pagamenti delle prestazioni previdenziali. Il ritorno dell’inflazione, in questo senso, non aiuta.

L’ipotesi allo studio per il 2025 sarebbe quella di concedere liberamente la pensione con 41 anni di contributi a patto che si opti per il regime di calcolo contributivo dell’assegno. Come avviene adesso per Quota 103. Ma è chiaro ed evidente che questo non basterà, visto che già con Quota 103 sono state introdotte restrizioni sull’importo dell’assegno mensile e finestre più lunghe per andare in pensione.

Quota 41 e Quota 103 a confronto

Come sappiamo, Quota 103 terminerà a fine anno ed è quasi impossibile una riproposizione per il prossimo anno. Così come difficile è proseguire con il sistema delle quote, anche se molti tendono a non abbandonare l’idea per consentire le uscite anticipate con questo sistema. Ma vediamo quali sono le differenze tra Quota 41 per tutti e Quota 103 per l’accesso alla pensione:

Quota 103

  • Richiede 62 anni di età e 41 anni di contributi.
  • Prevede una penalizzazione maggiore: il calcolo dell’assegno pensionistico è interamente contributivo, riducendo l’importo rispetto al sistema retributivo.
  • Impedisce di riprendere a lavorare dopo la pensione fino al compimento dei 67 anni.
  • Ha finestre mobili per la liquidazione della pensione (7 mesi per gestione privata, 9 mesi per pubblico impiego).

Quota 41 per tutti

  • Non ha requisiti anagrafici, quindi non è legata all’età.
  • Richiede 41 anni di contributi.
  • Consente di andare in pensione anche prima dei 62 anni.
  • In sintesi, la Quota 41 è più vantaggiosa in termini di età di accesso, ma potrebbe comportare un “prezzo” maggiore per il pensionamento anticipato

In sintesi, Quota 41 sarebbe più vantaggiosa, ma anche costosa. Potrebbe però essere concessa liberamente con tetto massimo dell’assegno, così come avviene oggi per Quota 103 che prevede una soglia pari a 4 volte l’importo del trattamento minimo Inps (2.459 euro al mese). O come previsto anche per Ape Sociale (massimo 1.500 euro al mese), fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

Riassumendo…

  • Quota 41 per tutti resta il cavallo di battaglia della Lega per la riforma pensioni
  • La pensione anticipata con 41 anni di contributi a prescindere dall’età potrebbe vedere la luce nel 2025.
  • Potrebbe essere introdotto un limite sull’assegno fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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