Mentre continua il dialogo tra governo e sindacati sulla riforma pensioni, intanto, vediamo i possibili scenari dal 1° gennaio 2023, dopo la fine di Quota 102.
In particolare l’interesse è rivolto verso i giovani che, in un mondo del lavoro sempre più precario, vedono ancor più allontanarsi l’età pensionabile e soprattutto la speranza di un assegno pensionistico che consenta loro una dignitosa vecchiaia.
La durata di Quota 102 è limitata
Quota 102 avrà vita breve. E’ stata voluta dal legislatore dopo la fine di Quota 100 (pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età) in essere fino al 31 dicembre 2021.
La nuova Quota 102 ha evitato un ritorno nell’immediata alla Fornero, permettendo un pensionamento anticipato a chi, entro il 31 dicembre 2022, maturi 38 anni di contributi e 64 anni di età. Salvo colpi di scena, la sua presenza nel sistema pensionistico italiano è limitata al solo anno in corso.
Cosa quasi certa è che nella riforma pensioni, il governo non intende mollare il sistema contributivo e non abbassare l’età anagrafica (lasciandola, dunque, ferma a 64 anni). Abbandonare il sistema contributivo, infatti, significherebbe aggravare notevolmente gli oneri nel bilancio dello Stato.
I sindacati premono per una quota 41, ossia possibilità di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Dovrebbe restare ferma a 67 anni l’età per la pensione di vecchiaia. Fermi anche i requisiti per la pensione anticipata ordinaria.
Le prospettive per le pensioni dei giovani
Al fine di tutelare i giovani, l’obiettivo sembra essere quello di valorizzare la contribuzione figurativa.
Una sorta di bonus che porterebbe a riconoscere come anni contributivi quelli non coperti dal lavoro (ad esempio i periodi di disoccupazione, di formazione, di tirocinio, di cura alla salute, ecc.). Se si considera che oggi come oggi si può trovare una stabilità lavorativa anche a 40 anni, ciò significherebbe andare in pensione oltre i 70 anni.
Si chiede, dunque, al governo di tener conto di queste ed altre problematiche. Si pensa poi anche ad un’opzione donna strutturale.
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