Il 2023 si sta concludendo positivamente per il mercato obbligazionario. Soltanto fino a poche settimane fa, avremmo raccontato una storia del tutto differente. Il rally è iniziato esattamente due mesi fa. I prezzi sono saliti anche del 20-30% sul tratto lungo delle curve. Affari d’oro per chi era entrato sul mercato in ottobre. Guadagni o perdite accettabili per chi aveva acquistato prima. E i bond del Tesoro indicizzati? Ve ne sono tue tipologie, legati: all’inflazione italiana o dell’Eurozona; ai tassi di interesse.
I bond indicizzati sono sempre una scommessa sul valore sottostante. Se acquisto un BTp Italia, sto coprendomi dal rischio inflazione in Italia. Se acquisto un BTp€i, l’inflazione contro cui garantisco il capitale è quella dell’Eurozona. E i CcTeu servono per speculare su un possibile aumento dei tassi di interesse. In tutti e tre i casi, abbiamo deciso di fare riferimento alle scadenze quinquennali. Perché? Cinque anni sono l’orizzonte temporale medio-lungo a cui gli analisti e gli investitori guardano generalmente.
Bond indicizzati, ecco i valori sottostanti attesi
Partiamo dal BTp Italia 22 novembre 2028 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005517195). Questo titolo di stato segnala che l’inflazione italiana attesa in media nei prossimi cinque anni sia dello 0,80%. Si tratta di un valore assai basso, forse troppo per essere considerato realistico. Invece, se guardiamo al BTp€i 15 maggio 2029 e cedola reale 1,50% (ISIN: IT0005543803), scopriamo che il mercato stia scontando un’inflazione media nell’Eurozona dell’1,80% per il prossimo quinquennio.
Anche in questo secondo caso il valore trovato risulta relativamente basso – il target d’inflazione è del 2% per la Banca Centrale Europea – ma in ogni caso più realistico e più che doppio del tasso italiano. Se fossero veri entrambi, l’Italia registrerà a medio-lungo termine un buon aumento della competitività, visto che i suoi prezzi al consumo saliranno dell’1% in meno all’anno rispetto alla media nell’Eurozona.
Infine, abbiamo il CcTeu 15 ottobre 2028 e spread dello 0,80% sull’Euribor a 6 mesi (ISIN: IT0005534984). Questo bond si acquista al momento quasi perfettamente alla pari e, al netto del tasso di interesse a cui è agganciato, offre un rendimento dello 0,80%. Esso si confronta con circa il 3,10% del bond del Tesoro con cedola fissa e scadenza simile. Pertanto, l’Euribor a 6 mesi medio atteso per i prossimi cinque anni risulta essere del 2,30% contro il 3,90% attuale.
Tassi in forte calo, ma sempre sopra l’inflazione
Questi numeri sono tra di loro compatibili? Riassumendo, avremo in media un’inflazione italiana dello 0,80%, un’inflazione europea dell’1,80% e un Euribor a 6 mesi al 2,30%. Il mercato prevede, dunque, tassi non significativamente più alti dell’inflazione nell’area, anche se comunque positivi in termini reali. A novembre, l’inflazione italiana era scesa allo 0,70%, quella dell’Eurozona al 2,40% e l’Euribor a 6 mesi attualmente si attesta al 3,90%.