“Delle cicale, cicale cicale cicale. Della formica e invece non cicale mica. Automobili, telefoni, TV, nella scatola del mondo io tu, per cui, la quale, cicale cicale cicale“, canta Heather Parisi con il brano Cicale.
Tanti, in effetti, sono i dispositivi e i veicoli a nostra disposizione, grazie a cui poter accedere a informazioni di vario tipo.
Per accedere a quest’ultime dobbiamo necessariamente sborsare del denaro. Basti pensare al costo di acquisto di una televisione. Per visionare i vari programmi, inoltre, è necessario pagare il canone Rai. Una tassa statale che molti cittadini non pagano, finendo così per ricevere a casa una cartella esattoriale. Ma cosa si rischia in tale circostanza? Ecco cosa aspettarsi.
Tassa sulla TV di Stato addebitata nella bolletta dell’energia elettrica
Tra le tasse più odiate dagli italiani, tutti coloro che detengono una televisione in casa devono obbligatoriamente pagare ogni anno il canone Rai. Quest’ultimo, come si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate:
“si paga una sola volta all’anno e una sola volta per famiglia anagrafica a condizione che i familiari abbiano la residenza nella stessa abitazione. Per famiglia anagrafica si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, unione civile, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune. Anche i residenti all’estero devono pagare il canone se detengono, in un’abitazione in Italia, un apparecchio televisivo. Il canone tv viene addebitato direttamente in bolletta dai gestori di fornitura elettrica. Dal 2016, infatti, è stata introdotta la presunzione di detenzione di un apparecchio televisivo in presenza di un’utenza per la fornitura di energia elettrica residenziale”.
Cosa fare se ricevi una cartella esattoriale per il canone RAI
Nonostante l’addebito della tassa sulla TV di Stato in bolletta, ancora in molti evitano di effettuare il relativo pagamento.
In tale circostanza il gestore non può staccare la fornitura, ma provvede ad inviare dei solleciti. Ad intervenire sulla questione, però, è l’Agenzia delle Entrate che provvede a notificare un accertamento fiscale. Entrando nei dettagli richiede il pagamento delle quote spettanti, con tanto di sanzioni e interessi. Si ricorda che è previsto il pagamento di una multa che va da due a cinque volte l’importo annuo, ovvero da 180 euro fino ad arrivare a 450 euro.
Se il soggetto interessato non dovesse saldare i propri debiti entro sessanta giorni, il credito viene iscritto a ruolo e l’esattore viene delegato per procedere con il recupero coattivo del credito. Il contribuente riceve quindi la cartella esattoriale e ha altri sessanta giorni di tempo per mettersi in regola. In caso contrario l’Agente delle Entrate – Riscossione provvede ad attivare il processo di recupero crediti che potrebbe portare, nella peggiore delle ipotesi, al pignoramento del conto corrente, dello stipendio o della pensione.