Il “posto fisso” non piace più, o meglio, non è più allettante come un tempo. Non è solo una questione di concorrenza con il settore privato. Anche i concorsi pubblici sempre più complessi da superare hanno spinto migliaia di persone ad abbandonare l’idea di lavorare nella PA. Tante prove, spesso protratte nei mesi, se non anni, e i candidati si rivolgono altrove.
Agenzia delle Entrate in crisi in Sicilia: la denuncia dei sindacati
Il risultato è che, in diverse occasioni, alla selezione si sono presentati meno candidati dei posti vacanti.
Di conseguenza, manca organico negli uffici pubblici. Così il servizio – in generale – ne risente.
Questo è quello che è successo per esempio in Sicilia, dove i sindacati e i lavoratori hanno annunciato uno sciopero generale. Ad essere state denunciate le condizioni in cui riversano gli Istituti dell’Agenzia delle Entrate.
Cosa sta succedendo negli uffici dell’Agenzia delle Entrate in Sicilia
Portavoce della protesta in Sicilia si sono fatti i sindacati:
- FP Cgil;
- UilPa;
- FLP;
- USB e Confintesa.
Secondo questi, le condizioni in cui riversano i lavoratori dell’AE, nella regione, sono ormai diventati intollerabili. Ad essere stati denunciati sono:
- i carichi di mansioni sproporzionati e non in linea con i ruoli ricoperti;
- la carenza di personale;
- e l’assenza di tutele sono alcuni dei motivi che stanno portando allo sciopero.
“Siamo giunti alla prima decade di settembre e non riteniamo più rinviabile l’individuazione di una soluzione”, è stato riportato in una nota congiunta. “La pausa estiva non ha portato consiglio. La direzione regionale continua a rimanere silente malgrado i reiterati appelli”.
Per questo motivo, le organizzazioni sindacali si sono dette “pronte ad avviare lo stato di agitazione per tutti gli uffici regionali”. E non è esclusa, inoltre, la protesta in piazza.
Non solo Agenzia delle Entrate, il mercato del lavoro in crisi: quali le conseguenze?
L’economia mondiale sta vivendo la peggiore recessione del dopoguerra. Sul fronte occupazionale, il prossimo governo sarà chiamato a intervenire per limitare i costi economici e sociali di questa crisi. Da un lato: sussidi e assistenza devono continuare a essere garantiti dallo Stato. Dall’altro: sarà fondamentale potenziare le politiche attive efficaci del mercato. L’obiettivo evitare la paralisi di interi settori e ridurre al minimo l’accumulo di disoccupazione a lungo termine.
“L’aumento dei prezzi di cibo ed energia sta avendo conseguenze pesanti”, ha recentemente affermato il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann. C’è carenza di manodopera ma la crescita dei salari reali non sta al passo con gli attuali alti tassi di inflazione.
Alcuni settori chiedono a gran voce dipendenti. Ma i lavoratori pensano di poter fare di meglio altrove.
Negli ultimi anni, specie nell’era “post Covid” un alto numero di persone ha lasciato il proprio impiego. Si è parlato del cd. “fenomeno delle Grandi Dimissioni“. Alcuni hanno cambiato proprio mestiere, altri hanno cambiato azienda a fronte di un avanzamento di carriera più rapido. Altri ancora hanno lasciato del tutto la forza lavoro dedicandosi a progetti propri, in grado di dar loro più soddisfazione.
In altre parole, le persone hanno lasciato e, in molti casi, non sono più tornati. Per risolvere il problema della mancanza di manodopera, dunque, bisogna prima di tutto essere competitivi.