Si tiene oggi a Francoforte il primo board dell’anno della Banca Centrale Europea (BCE) e gli analisti non si aspettano alcuna novità in fatto di tassi di interesse. Dal comunicato delle ore 14,15, però, potrebbe emergere qualche cambiamento lessicale che annunci una possibile svolta monetaria nei mesi prossimi. Resta, tuttavia, molto più probabile che l’istituto confermi il suo approccio “data dependent” e sottolinei ancora che l’inflazione non sia tornata al target del 2%. In questo clima si è registrata ieri una discesa dello spread tra titoli di stato italiani e tedeschi della durata decennale sotto 155 punti base.
A ruba con l’emissione sindacata
Da allora, ripiega di oltre il 6%, pur restando del 15,5% sopra i minimi. Ieri, offriva un rendimento lordo fin sotto il 4,50% da oltre il 5,40% a cui era salito tre mesi fa. Due settimane or sono, il Tesoro ha tenuto un collocamento sindacato per la riapertura tra l’altro proprio del BTp a 30 anni. E’ stato un grande successo, con ordini per 82,36 miliardi di euro contro i 5 miliardi offerti. La scadenza 1 ottobre 2053 con cedola fissa lorda del 4,45% su base annua (ISIN: IT0005534141) è stato prezzato a 100,56 e ha esitato un rendimento del 4,515%.
Da notare che ieri il BTp a 30 anni prezzava a 100,95. Il premio offerto rispetto all’attuale rendimento decennale in area 3,85% si attestava intorno allo 0,63%. Quando i rispettivi rendimenti ad ottobre erano saliti ai massimi, il premio era dello 0,43%. L’ampliamento è una buona notizia per chi punta ad investire sul tratto a lunghissima scadenza della curva sovrana. Significa che rende relativamente di più e che, nell’ottica di un futuro taglio dei tassi, i bond abbiano qualche margine di discesa/risalita in più del rendimento/prezzo.
BTp 30 anni, ecco il rendimento netto reale atteso
Il rendimento nominale del BTp a 30 anni ci dice poco in sé. Meglio sarebbe cercare di carpire le aspettative d’inflazione del mercato. Lo possiamo fare tramite il trentennale indicizzato all’indice Eurostat, che misura la crescita dei prezzi al consumo nell’intera Eurozona e non solo in Italia. Questo è senz’altro un limite, perché la divergenza con l’inflazione domestica può essere a tratti rilevante e protratta nel tempo. Ad esempio, a dicembre l’Area Euro registrava una crescita dei prezzi del 2,9%, in Italia solo dello 0,6%.
Trascurando questo differenziale, che nel lungo periodo dovrebbe ridursi ai minimi termini, emerge che il BTp€i 2051 offriva ieri un rendimento reale del 2% contro il 4,25% del bond del Tesoro con simile scadenza e cedola fissa. La differenza del 2,25% equivale proprio all’inflazione media annua attesa dal mercato, superiore al target del 2% fissato dalla BCE. Prendendo per buono questo dato, emergerebbe che il BTp a 30 anni offrirebbe oggi un rendimento lordo reale del 2,25%. Al netto dell’imposizione fiscale, scenderebbe all’1,70%. Non poco. E vale sempre il ragionamento speculativo per questo bond. Con il taglio dei tassi, i prezzi saliranno dopo che saranno state superate le attese già scontate. Rivenderlo a quotazioni maggiori risulterebbe probabile nel medio termine.