Cos’è la nuova pensione 67+25 e perché si parla di nuova fascia 64-72

Come funziona la nuova ipotesi di riforma delle pensioni del Centro Studi Itinerari Previdenziali con la nuova pensione 67+25.
5 mesi fa
3 minuti di lettura
Nuova pensione 67+25
Foto © Pixabay

Che il sistema previdenziale italiano vada riformato non è un segreto. E che si stia lavorando a una possibile nuova riforma delle pensioni è un dato di fatto. Man mano che passano le settimane, si parla sempre più di pensioni, soprattutto avvicinandosi alla fine dell’anno, quando aumentano le proposte e le ipotesi in materia di pensioni anticipate. Nelle ultime settimane è tornato in auge il termine “flessibilità”. Quando collegato alle pensioni, significa concedere ai lavoratori canali di uscita dal mondo del lavoro a libera scelta.

Ma come potrebbe essere introdotta questa nuova flessibilità in uscita nella possibile rivoluzione del sistema pensionistico? Oggi cerchiamo di capire cos’è la nuova pensione 67+25 e perché si parla di una nuova fascia 64-72.

Chiarimenti ai lettori

“Buonasera, ho sentito dire che nel 2025 il requisito minimo della contribuzione per le pensioni di vecchiaia potrebbe cambiare. E mi sono detto: vuoi vedere che vengo penalizzato proprio ora che credevo di avere le carte in regola per la pensione? Ho 23 anni di contributi già maturati e nel 2025 compio 67 anni. Se è vero che il requisito passerà da 20 a 25 anni di contribuzione, cosa faccio? Mi auguro che inseriscano delle clausole di salvaguardia per chi, come me, rischia di diventare una sorta di esodato.”

Cos’è la nuova pensione 67+25 e perché si parla di nuova fascia 64-72

Al momento si tratta di semplici ipotesi. Tuttavia, basta una proposta, un’intervista di un politico o una semplice voce per far scattare l’allarme. In materia previdenziale, al varo di una nuova misura ci sono sempre soggetti penalizzati. Parlare di esodati è esagerato, perché chi è stato realmente in questa condizione dopo la riforma Fornero sa cosa significa vedersi rinviare la data di pensionamento di molti anni e restare senza lavoro. Tuttavia, anche per la nuova ipotesi di flessibilità, c’è chi rischia di essere escluso da un pensionamento che aveva programmato da anni.

Per flessibilità in uscita si intende la facoltà concessa ai lavoratori di scegliere la data di pensionamento e l’età di uscita dal lavoro, consapevoli che chi esce prima prenderà meno di chi esce dopo. Sulla rivista del Centro Studi Itinerari Previdenziali, diretta da Alberto Brambilla, è emerso un suggerimento per la riforma delle pensioni, che prevede una nuova pensione 67+25 con fascia 64-72.

Nuova pensione flessibile: di cosa si tratta

Numeri e formule che vanno spiegati meglio. La combinazione 67+25 rappresenta un inasprimento dei requisiti per le pensioni di vecchiaia, che oggi si ottengono con la combinazione 67+20. Per chi matura i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia nel 2025, 5 anni di contributi in più possono essere determinanti, poiché possono escludere dalla pensione di vecchiaia molti lavoratori.

Non si tratta di veri esodati, ma 5 anni in più di contributi sono tanti e per alcuni significa dover rimandare la pensione e restare al lavoro per altri 5 anni. Oltre alla nuova pensione 67+25, si parla anche di una nuova fascia 64-72, che riguarda la cosiddetta flessibilità.

Uscite da 64 a 72 anni: una ipotesi di riforma del sistema pensionistico

Uscire prima dal lavoro accettando una pensione più bassa è il principio alla base della flessibilità in uscita. Altrimenti, non ci sarebbe flessibilità se un lavoratore trovasse completamente conveniente uscire prima dell’età pensionabile prevista. Il suggerimento del Centro Studi propone una flessibilità a partire dai 64 anni fino ai 72 anni. Chi esce prima dei 67 anni subisce un taglio dell’assegno.

In alcune versioni di flessibilità, alle penalizzazioni per chi lascia il lavoro prima si aggiungono dei premi per chi resta al lavoro oltre i 67 anni. Imporre penalizzazioni o premi serve a rendere la misura più sostenibile per le casse dello Stato. Misure di pensionamento anticipato senza tagli e favorevoli per la maggioranza dei lavoratori costerebbero troppo allo Stato.

Lo stesso principio vale per la nuova pensione 67+25 con flessibilità tra i 64 e i 72 anni.

Le casse dello Stato sono da tutelare: questo è evidente

Come soluzione low cost, alla pensione a 67 anni con 25 di contributi o alle uscite a partire dai 64 anni, verrebbe anche imposto il solito limite dell’importo minimo della pensione. Per evitare che molti pensionati, pur di lasciare il lavoro, accettino un assegno basso che li renderebbe poveri in futuro, è necessario un vincolo.

Per poter uscire con le versioni anticipate di pensionamento, l’importo della pensione non deve essere inferiore a 1.5 volte l’assegno sociale. Questo era lo stesso vincolo che fino al 2023 riguardava i contributivi puri (senza contributi prima del 1996) per le pensioni di vecchiaia. Un vincolo che il governo ha eliminato nell’ultima legge di Bilancio e che evidentemente sarebbe necessario reinserire.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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