Chiunque vinca le elezioni politiche del 25 settembre, si ritroverà a gestire uno scenario “di guerra”. A partire dall’1 ottobre il caro bollette rischia di aggravarsi in misura esponenziale. Le tariffe di luce e gas potrebbero complessivamente raddoppiare dai livelli attuali già abnormi, a causa della corsa dei prezzi del gas negoziato sul mercato borsistico olandese. E mentre i ministri dell’Energia dei 27 stati dell’Unione Europea cercheranno nelle prossime ore di trovare un accordo sul tetto al prezzo del gas o, comunque, su alcune soluzioni tecniche capaci almeno di calmierare i prezzi, la stangata per noi italiani assume i contorni di un salasso insostenibile.
Caro bollette da 60 miliardi
La maggiorazione del costo, dunque, ammette Franco che potrà attestarsi sui 60 miliardi. Se le cifre a consuntivo lo confermeranno, ciascun italiano avrà speso quest’anno mediamente 1.000 euro in più tra luce e gas. Tale costo non è dovuto solo al caro bollette domestico, ma anche a quello sostenuto dalle aziende. In altre parole, pagheremo di più per riscaldare le abitazioni, accendere la luce, utilizzare gli elettrodomestici, così come per fare la spesa al supermercato o acquistare capi di abbigliamento al negozio o ancora un bene durevole.
Ecco spiegato il boom dell’inflazione, che rischia di toccare la doppia cifra per la prima volta dagli anni Ottanta. E come ha riconosciuto lo stesso ministro, l’esosa bolletta energetica sta cancellando l’avanzo commerciale. E qui si apre un altro capitolo doloroso. Sappiamo che negli anni pre-Covid, la crescita del PIL fu sostanzialmente nulla. Se l’economia italiana non andò persino peggio, fu solo grazie alle esportazioni.
Azzerato l’avanzo commerciale
Il caro bollette sta riportandoci indietro agli anni in cui la nostra bilancia commerciale esitava saldi negativi. Importavamo più di quanto esportavamo. E sta accadendo di nuovo da mesi. Il valore delle importazioni, a causa proprio del caro energia, supera quello delle esportazioni. Il Made in Italy non si mostra più capace di sostenere la crescita del PIL. Peraltro, su di esso incombe una minaccia ancora più grave. Poiché molte attività rischiano di sospendere la produzione o di chiudere definitivamente per l’impossibilità di sostenere il caro bollette, parte dei beni esportati nei prossimi mesi potrebbe sparire dal mercato.
Se anche l’export va male, non resta che affidarci alla domanda interna. Ma qui, se vogliamo, le cose vanno ancora peggio. I consumi delle famiglie non reggeranno a lungo alla perdita del potere di acquisto, mentre gli investimenti delle imprese rallenteranno con il rialzo dei tassi d’interesse e lo stesso governo non può usare a sufficienza la leva fiscale per via degli scarsi margini offerti dai conti pubblici. Un disastro biblico!