Costi Pos: ecco quanto pesano i costi di commissione per gli esercenti

Secondo un'indagine di Altroconsumo gli esercenti arriverebbero a pagare delle commissioni abbastanza importanti.
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5 anni fa
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Prelievi e pagamenti con bancomat bloccati

Una recente indagine di Altroconsumo ha messo in evidenza i costi di commissione per gli esercenti che si servono del Pos e consentono ai consumatori di pagare attraverso la moneta elettronica. Negli ultimi giorni, l’argomento sulle spese legate all’utilizzo del Pos da parte dei commercianti è divenuto di estrema attualità, dal momento che il governo giallorosso è intenzionato a confermare il provvedimento sulle multe salate da comminare agli esercenti che rifiutano di dotarsi del Pos. Ecco i dati presentati dall’inchiesta di Altroconsumo e le soluzioni consigliate dalla nota associazione italiana.

Pagamenti con moneta elettronica: commissioni Pos fino all’11 per cento

La commissione massima applicabile agli esercenti che si servono del Pos è pari all’11 per cento, stando alla ricerca presentata nelle ultime ore da Altroconsumo. L’associazione dei consumatori cita i costi per una cioccolata calda del valore di 4,50 euro. Con Banca Intesa Sanpaolo, l’esercente incasserebbe da una parte la somma di 4,50 euro (il prezzo di vendita della cioccolata calda, dall’altra parte spenderebbe 50 centesimi di commissione (vale a dire l’11 per cento del prezzo totale incassato).

Va detto che questo è un esempio limite, dal momento che altre banche e circuiti offrono commissioni migliori. Ad esempio, Pagobancomat sulla stessa cioccolata calda di 4,50 euro farebbe pagare una commissione pari a 4 centesimi, rispetto ai 10 centesimi di Unicredit e i 15 centesimi di Monte dei Paschi di Siena.

I consigli di Altronconsumo

Al termine dell’indagine, Altroconsumo ha formulato tre proposte al governo M5S-Pd, al fine di venire incontro agli esercenti e, di conseguenza, ai consumatori, grazie a particolari incentivi dell’uso del contante. L’associazione nazionale suggerisce di applicare una deduzione delle spese mediche fino a 500 euro, una detrazione Irpef del 10 per cento per le spese alimentari, che andrebbe a restituire poco più di 500 euro l’anno a ogni famiglia italiana.

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