Il Covid ha inciso su lavoro e vita privata, praticamente nessuno può dirsi “salvo”. Per quanto riguarda gli effetti sul mercato immobiliare c’è la questione seconde case che da un lato diventano una zavorra fiscale, dall’altro si trasformano, quando possibile, in prima casa. Grazie all’estensione del bonus 110 ristrutturarla può essere gratis: ma molti poi saranno costretti a venderla se la situazione non si sblocca. Facciamo un viaggio nel mondo delle seconde case per analizzare gli effetti del Covid su questa fetta del mercato immobiliare.
Posso raggiungere la seconda casa in zona rossa o arancione?
Con la divisione delle regioni in base a colori corrispondenti a zone di rischio, molti italiani sono spaesati e chiedono informazioni sugli spostamenti consentiti per evitare multe. In tanti si chiedono se è possibile raggiungere la seconda casa anche in zona rossa. Quali sono le regole? Partiamo proprio dalle regioni in cui le restrizioni sono più rigide. Se la seconda casa si trova in un comune della zona rossa,
“l’accesso alla seconda casa può essere consentito solo se dovuto alla necessità di porre rimedio a situazioni sopravvenute e imprevedibili (quali crolli, rottura di impianti idraulici e simili, effrazioni, ecc.) e comunque secondo tempistiche e modalità strettamente funzionali a sopperire a tali situazioni.”
Così hanno ufficialmente chiarito le FAQ del Ministero dell’Interno sul DPCM di novembre. Dunque la risposta è quasi sempre negativa: non è vietato in assoluto raggiungere la seconda casa ma lo si può fare solo per risolvere un problema urgente o per recuperare strumenti indispensabili per il lavoro o lo studio. Tutte le motivazioni dichiarate potranno essere comprovate, pena multa da 400 a 1000 euro (oltre ad una denuncia per falsa attestazione o dichiarazione a pubblico ufficiale). Inoltre la permanenza presso l’abitazione accatastata come seconda casa, dovrà limitarsi al tempo strettamente necessario a risolvere la situazione (dunque niente soggiorno o week end).
Le regole per le zone arancioni sono pressoché le stesse, a meno che la seconda casa non si trovi nel comune di residenza o domicilio abituale (nel qual caso ci si può andare senza problemi).
Da lusso per pochi a zavorra fiscale
In generale sul piano fiscale la seconda casa è sempre stata trattata come “un lusso per pochi”; lo confermano le tasse sugli immobili per uso investimento e sulle case delle vacanze al mare o in montagna (aliquote IMU, Tari etc). Con il Covid però si arriva al paradosso: la domanda di studenti fuori sede e pendolari è scesa drasticamente perché molti sono tornati nel Comune di residenza o lavorano in modalità smartworking. Affittare casa, con tutte le restrizioni per gli spostamenti, è sempre più difficile. E questo ovviamente vale ancor di più per affitti brevi, case vacanze e b&b visto il blocco del turismo. Non essendo attività imprenditoriali per queste categorie non sono previsti aiuti. E neppure si è mai parlato di sospendere o rinviare le scadenze fiscali sulle seconde case. E poi ci sono i costi fissi sulle bollette. La questione ricorda quella di case inagibili post sisma.
Si perché anche in questo caso al danno si aggiunge la beffa: non solo non si può trarre alcun profitto dalla seconda casa ma, viste le restrizioni di cui sopra, non si può neanche usufruire personalmente della casa in montagna o al mare comprata con sacrifici (e con mutui a tassi più alti perché non scontano le agevolazioni prima casa).
Senza contare l’effetto spopolamento che queste restrizioni hanno su alcuni borghi in montagna dove la maggior parte dei proprietari sono persone che vi si ricevano nel week end o affittavano per brevi periodi.
Lavori con il 110 sulla seconda casa
In questo scenario è facile prevedere che i prezzi delle seconde case al mq scendano drasticamente per effetto della pandemia Covid.
Smartworking al mare o in montagna: la seconda casa diventa la prima
Concludiamo segnalando un’altra tendenza, che però esclude al momento le regioni arancioni e rosse. Il Covid ha portato in generale alla riscoperta dei luoghi più ameni e tranquilli, in cui c’è meno rischio di assembramenti. La possibilità di lavorare da casa ha fatto si che alcune case in montagna e nei paesi venissero trasformate in residenze per nomadi digitali. Molti si sono trasferiti nella seconda casa, che prima riuscivano a sfruttare poco. Altri l’hanno data in affitto. Leopoldo Freyrie, ex presidente del Consiglio nazionale degli Architetti, ha descritto il fenomeno confermando che “le seconde case sono diventate una sorta di rifugio atomico dell’epoca Covid”.