Il concordato preventivo biennale, CPB, ha effetti diretti sul reddito, infatti, contribuente e Fisco possono trovare un accorso sul reddito da dichiarare per due anni consecutivi e per la parte di reddito eventualmente prodotta in eccesso è prevista la piena detassazione; dunque sulle eccedenze non si pagheranno imposte.
Da qui, è lecito chiedersi però quali siano gli effetti del CPP sulla pensione. L’accordo con il Fisco ha effetti sul monte contributivo? Si allungano o si accorciano gli anni di attesa per ricevere il primo assegno pensionistico?
Prima di entrare nello specifico della questione, c’è da dire intanto che il Governo ha approvato un decreto correttivo del CPB che rende il nuovo istituto della riforma fiscale ancora più conveniente.
Il concordato preventivo biennale
A prevedere il concordato preventivo biennale è il D.Lgs n°13/2024 Disposizioni in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale.
Si tratta di uno dei tasselli più importanti della riforma fiscale. Infatti fino a poco tempo fa immaginare di potersi accordare con il Fisco sulle imposte da versare sembrava solo un’utopia. Invece ora la chance di un preventivo accordo con il Fisco è diventata realtà.
L’accordo dura due anni: quest’anno riguarderà i periodi d’imposta 2024 e 2025.
Successivamente potrà essere rinnovato. Per i forfettari il concordato vale solo per il 2024. Infatti, per tali soggetti, il CPB sarà solo sperimentale. Almeno per ora.
Il meccanismo sul quale si basa il nuovo istituto fiscale non è troppo complicato.
Infatti, per elaborare la proposta reddituale, l’Agenzia delle entrate utilizza una specifica metodologia di calcolo CPB che si basa sui dati ISA.
CPB, come anticipare la pensione risparmiando sulle imposte da pagare allo Stato
L’accettazione della proposta fatta dal Fisco dovrà avvenire entro il prossimo 31 ottobre. Che poi coinciderà con il termine di presentazione del modello Redditi 2024, periodo d’imposta 2023.
Tali scadenze sono state fissate dal nuovo decreto correttivo al CPB. Dal prossimo anno l’accettazione dovrà avvenire entro e non oltre il 31 luglio.
L’accordo con l’Agenzia delle entrate comporta una serie di obblighi per il contribuente, il quale dovrà:
- assolvere gli ordinari obblighi contabili;
- dichiarare gli importi concordati nelle dichiarazioni dei redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive relative ai periodi d’imposta oggetto di concordato;
- non tenere conto dell’accordo ai fini Iva.
Gli effetti del CPB sulla pensione
Il CPB produce effetti anche ai fini della pensione.
Partiamo dall’assunto in base al quale per la pensione di vecchiaia servono: un requisito anagrafico ossia il raggiungimento di un’età pari almeno a 67 anni; un requisito contributivo ossia avere almeno 20 anni di contribuzione.
Detto ciò, la norma su concordato prevede che
eventuali maggiori o minori redditi effettivi, o maggiori o minori valori della produzione netta effettivi, nel periodo di vigenza del concordato, non rilevano ai fini della determinazione delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive, nonché dei contributi previdenziali obbligatori. Resta ferma la possibilità per il contribuente di versare i contributi sul reddito effettivo se di importo superiore a quello concordato come integrato ai sensi degli articoli 15 e 16.
Nei fatti, sul reddito prodotto in più rispetto a quello concordato, il contribuente non paga imposte e inoltre può decidere di non versare contributi.
Attenzione, si tratta di una scelta; infatti, una volta fatto l’accordo con il Fisco, il contribuente potrebbe ritenere conveniente versare i contributi anche sulla parte di reddito in eccesso; in tal modo si va ad alimentare il monte contributivo con effetti positivi sull’assegno pensionistico.
Riassumendo…
- Il CPB è la grande novità della riforma fiscale;
- è possibile accordarsi con il Fisco sul reddito da dichiarare per due anni consecutivi;
- in tal modo si conoscono in anticipo le imposte da versare allo Stato;
- sul reddito prodotto in eccesso rispetto a quello oggetto di accordo non sono dovute “tasse”;
- il contribuente può decidere comunque di versare i contributi sul reddito in eccesso alimentando il futuro assegno pensionistico.