Cristiano Ronaldo, Messi, Benzema e altri: la fuga miliardaria dei top player verso le squadre di calcio saudite

La Lega calcio dell'Arabia Saudita tenta i top player europei a colpi di stipendi da capogiro. Dopo CR7, anche Messi, Benzema e altri?
2 anni fa
3 minuti di lettura
Fuga dei calciatori in Arabia Saudita: dopo CR7, Messi e altri?

Non ha vinto il campionato di questa stagione Al-Nassr, la squadra di calcio saudita in cui gioca da un anno Cristiano Ronaldo, anche noto nella mitologia sportiva come CR7. Davanti si è piazzata Al-Ittihad, una delle squadre della città portuale di Gedda. Ma il fenomeno portoghese può consolarsi con un mega-stipendio di 200 milioni di dollari all’anno per due stagioni. E’ il più alto di sempre nella storia del calcio mondiale. Se pensate anche che parliamo di un giocatore di 38 anni, non potete negare che sia davvero tanto.

Presto, però, il record potrebbe essere stracciato niente di meno che dal rivale storico di CR7: Lionel Messi. L’argentino, reduce della vittoria del titolo mondiale in Qatar, starebbe firmando con la squadra capitolina di Al-Hilal un contratto stratosferico di 460 milioni di dollari a stagione.

CR7, Messi e Benzema: contratti da sogno

In trattative ci sarebbe anche il francese Karim Benzema. Ha già annunciato che lascerà il Real Madrid e la destinazione sarebbe molto probabilmente Al-Ittihad. Altre stelle del calcio europeo seguiranno. Offerte con tanti zeri sarebbero arrivate all’indirizzo di Jordi Alba, Sergio Busquets e Marco Verratti. A dimostrazione che la Lega di calcio saudita fa sul serio. L’acquisto di CR7 l’anno scorso non fu un caso isolato, bensì l’inizio di una nuova stagione di investimenti nello sport domestico.

Chi sta riversando sul calcio saudita tutta questa liquidità? E’ il fondo sovrano PIF. Solamente per il pagamento degli stipendi serviranno più di 1 miliardo di dollari. Obiettivo: ingaggiare 20 stelle del calcio europeo. L’idea sarebbe di gestire tali acquisti in maniera accentrata, così come avviene con il Major Soccer League. In questo modo, la Lega saudita distribuirebbe i calciatori per rendere spettacolare e competitivo il campionato nazionale. Si parla di assegnare tre big a ciascuna delle prime quattro squadre, distribuendone altre otto tra le restanti dodici.

Il progetto è ambizioso. Se ci facciamo caso, è l’inverso di quanto gli sceicchi abbiano fatto negli ultimi anni: anziché investire i loro quattrini in Europa, si prendono i calciatori europei per sviluppare lo sport nazionale. Lo stesso PIF aveva acquisito il Newcastle, club della Premier League, poco più di un anno e mezzo fa. Ufficialmente, l’ente dello stato punta a promuovere lo sport per combattere la sedentarietà, che nel regno è causa di obesità e diabete diffusi. La vera ragione è chiaramente un’altra: rendere l’Arabia Saudita attraente nel resto del mondo, cambiandone l’immagine di regno ultra-conservatore.

MBS punta a svecchiare immagine saudita

E’ la strategia del principe ereditario Mohammed bin Salman (MBS) per diversificare l’economia nazionale. Egli si è reso conto che molti capitali stranieri stentano ad arrivare per la ritrosia degli occidentali (e non solo) a mettere piede sul suolo saudita. L’operazione CR7 ha puntato a proiettare sin da subito un’altra immagine. Insieme alla compagna Georgina ufficialmente non avrebbe potuto convivere nel regno, in quanto la coppia non è sposata. Ha ricevuto una dispensa legale ad hoc. Anni fa, MBS lanciò il progetto Neom, un paradiso finanziario futuristico di nuova costruzione nel deserto e con l’obiettivo esplicito di sottrarre i residenti alla legislazione nazionale.

Per proiettare i valori e l’immagine della nuova Arabia Saudita come la vorrebbe MBS serve un grande palcoscenico su cui tenere un evento epocale. L’occasione giusta sarebbe di ospitare i mondiali di calcio nel 2030. Nei mesi scorsi, si era diffusa voce che Riad avrebbe presentato la candidatura insieme a Roma. Non se n’è fatto più nulla. CR7 avrebbe agito da ambasciatore presso i dirigenti FIFA. I sauditi sono indispettiti dal fatto che al piccolo Qatar sia stato tributato un tale onore. Cercano la rivincita.

E qui non esistono né problemi di strutture, né di soldi.

Europa come Brasile di Pelé?

Per il calcio europeo un’altra grana. Ad oggi il principale problema era stato l’arrivo degli sceicchi, che investendo soldi a pioggia attinti dai fondi sovrani del Golfo Persico, hanno “drogato” il mercato. Stipendi inimmaginabili fino a pochi anni prima sono diventati un “benchmark”. Adesso, c’è il serio rischio che le grandi stelle neppure giochino più in Europa. Per il momento il fenomeno riguarda fenomeni un po’ attempati, con una carriera più alle spalle che davanti. Ma se in futuro la Lega saudita iniziasse a fare shopping di CR7 e Messi in erba? Chissà che non ripercorreremo le orme del Brasile negli anni Sessanta. Per evitare che la leggenda del calcio mondiale Pelé andasse a giocare in Europa, una legge dello stato lo mise sotto tutela come “patrimonio nazionale”, vietandone l’espatrio. Arriveremo a quel punto?

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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