Credit Suisse ha ammesso ieri “debolezza dei controlli” per gli ultimi due esercizi. La banca svizzera ha annunciato che il board rinuncerà ai bonus per la prima volta in quindici anni, compresi gli 1,5 milioni di franchi spettanti al CEO Axel Lehmann. Confermata la maxi-perdita di 7,3 miliardi per il 2022 e, soprattutto, la mancata inversione di tendenza per i deflussi di asset, con prelievi da parte dei clienti per 110 miliardi di franchi solamente nel quarto trimestre dello scorso anno. Per questa ragione, l’istituto spiega di avere dovuto intaccare i “cuscinetti di capitale” a presidio della robustezza patrimoniale, scendendo così al di sotto dei requisiti regolamentari in alcuni casi.
La situazione è assai delicata per l’istituto elvetico, travolto nei mesi scorsi da scandali finanziari e casi di cattiva gestione. La fiducia del mercato non è tornata, malgrado il licenziamento della vecchia dirigenza. Le azioni sono scese ai minimi storici e ieri erano arrivate a perdere anche il 5% prima di risalire la china. Non sta andando meglio ai bond in euro. La scadenza 2 aprile 2032 e cedola 2,875% (ISIN: CH1174335740) è crollata sotto 65 centesimi. Venerdì scorso stava a 71 centesimi.
E l’altra scadenza in euro, 18 gennaio 2033 e cedola 0,625% (ISIN: CH0591979627), è implosa a meno di 49 centesimi, perdendo nella sola seduta di ieri il 12,50%. Stava sopra 56 centesimi fino a venerdì scorso. In termini di rendimento, il decennale viaggia tra l’8,5% e il 9%. Tenete presente che il BTp a 10 anni nel frattempo è sceso a un rendimento sotto il 4,20%, meno della metà.
Bond Credit Suisse sotto stress
Il rischio di liquidità grava particolarmente sui bond di Credit Suisse. Le agenzie di rating li valutano già con giudizi bassi: BBB- per S&P, BBB per Fitch e Baa2 per Moody’s. Solo S&P ha un “outlook” stabile, mentre le altre due agenzie hanno previsioni negative.
Chiaramente, la sola ipotesi che Credit Suisse possa fallire andrebbe valutata con estrema prudenza. Ci troveremmo dinnanzi a un crac di dimensioni spettacolari e nel cuore d’Europa. I bond iniziano a scontare uno scenario negativo, sebbene i rendimenti a breve così come a lungo termine non sembrino prospettare alcun default.