Crescita Italia: ecco come Putin potrebbe rimandarci in recessione

Vladimir Putin, anche senza volerlo, potrebbe avere in mano il destino della nostra ripresa e farla schiantare.
8 anni fa
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L’Italia crescerà quest’anno dello 0,7%, in assenza di variazioni congiunturali nel secondo semestre. Sarebbe un rallentamento rispetto al già fragile +0,8% segnato nel 2015 e, soprattutto, confermerebbe l’incapacità della nostra economia di riprendere slancio, restando in calo il nostro pil di quasi il 9% rispetto ai livelli pre-crisi.

La brutta notizia è che la fine della ripresa potrebbe avvenire in un contesto macro fin troppo favorevole alla crescita economica. Tre sono ad oggi i fattori positivi per l’Eurozona: bassi tassi, basse prezzi delle materie prime e cambio debole.

Nel tentativo di rianimare i prezzi nell’Eurozona dalla deflazione strisciante di questi anni, la BCE ha azzerato i tassi di riferimento e tagliato sotto lo zero quelli applicati ai depositi overnight delle banche. Lungi dall’aver fatto tendere l’inflazione dell’area verso il target di quasi il 2%, i tassi zero e persino negativi adottati da Francoforte si sono tradotti in un crollo dei rendimenti dei titoli di stato negoziati sul mercato secondario ed emessi dai governi.

I BTp rendevano mediamente il 4,5% nel 2007, ultimo anno prima della crisi, mentre il loro rendimento medio ponderato quest’anno è sceso in zona 0,8-0,9%. Un bell’affare per il Tesoro, costretto a fare i conti ogni anno con la complessa gestione di un debito pubblico, salito alla bellezza di quasi 2.250 miliardi. I bassi rendimenti contengono il costo di rifinanziamento del nostro debito e allentano, quindi, la pressione sul bilancio statale, liberando risorse.

Economia italiana si avvantaggia di basso costo materie prime

L’inflazione infima di questa fase è riconducibile al crollo delle quotazioni delle materie prime, in primis, del petrolio. Quest’ultima veniva venduto sui mercati a 110-115 dollari al barile nel giugno di due anni fa, mentre oggi non arriva ai 50 dollari. E nel corso di quest’anno è arrivato a prezzare meno di 30 dollari.

Anche i bassi prezzi dell’energia stimolano l’economia, perché abbassano i costi di produzione e incentivano così la produzione, mentre in un contesto di alta disoccupazione, quale quello italiano, alleviano le sofferenze delle fasce della popolazione maggiormente colpita dalla crisi.

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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