Crisi Air Berlin, la Germania vuole fare in fretta

Tempi stretti per la soluzione della crisi di Air Berlin. Entro il 15 settembre le offerte, Ryanair si defila. Bond sempre più giù
7 anni fa
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Sulla crisi di Air Berlin, lo stato tedesco vuole fare in fretta. Per due motivi: primo perché il prestito ponte da 150 milioni di euro erogato a sostegno delle attività industriali sarà sufficiente solo per settembre, secondo perché il governo uscente di Angela Merkel vuole presentarsi alle elezioni in autunno con una soluzione ben definita e con i posti di lavoro salvati.

 

Il partner industriale prescelto è indicato in Lufthansa, anche se la compagnia aerea low cost valuterà le offerte dei pretendenti il 15 settembre prossimo.

In lizza ci sono diverse società aeree, compresa Ryanair, anche se la compagnia aerea low cost irlandese avrebbe deciso di non presentare un’offerta di acquisto per il vettore tedesco, come ha annunciato il ceo, Michael O’Leary spiegando: “è un gioco truccato. Non entriamo nel processo. L’accordo è già stato preso da tempo “. O’Leary ha ripetuto le sue critiche a Lufthansa, dichiarando che si tratta di “un complotto alla luce del sole” tra la compagnia di bandiera, il governo tedesco e Air Berlin, in violazione di tutte le regole sulla concorrenza in Germania e in Europa.

 

Un interesse concreto per un’acquisizione totale di Air Berlin, e non solo di aerei ed equipaggio, è invece stato espresso dalla compagnia tedesca Condor, controllata dal gruppo Thomas Cook. Ne danno notizia più fonti di stampa, tra cui Bild. L’interesse di Condor è giudicato “serio” da ambienti vicini al management di Air Berlin. L’offerta di Condor permetterebbe di evitare di incorrere nella violazione delle leggi sulla concorrenza, nelle quali invece si rischierebbe di incappare nel caso fosse Lufthansa ad acquisire interamente la compagnia.

 

Le obbligazioni Air Berlin

 

Sul fronte finanziario, le disponibilità liquide di Air Berlin sono ridotte al lumicino e bastano giusto per riportare a casa i turisti andati in vacanza. Poi servirà una soluzione.

La società, come noto, è appesantita da 1,2 miliardi di euro di debiti e ha presentato domanda di concordato in continuità aziendale in Tribunale. Tutti i pagamenti restano sospesi e, sia le azioni che le obbligazioni Air Berlin sono finite al tappeto. Il default coinvolge più di 950 milioni di euro di obbligazionisti senior e molti fornitori, oltre che migliaia di dipendenti. Ma se per questi ultimi, una sistemazione sarà bene o male trovata, per i creditori si prospetta uno scenario poco edificante. I pretendenti di Air Berlin (Lufthansa) non sono interessati ai debiti della società, ma solo alle rotte, agli slot e agli aerei (peraltro in leasing). Difficile immaginare che gli obbligazionisti possano rientrare in qualche forma di recovery soddisfacente. Le opzioni sul tavolo sarebbero infatti solo due: o un magro accordo coi creditori per dare il via libera alla ristrutturazione aziendale o uno scorporo delle attività sane (good company) da quelle malate (bad company). In quest’ultima rientrerebbero tutti i debiti e sarà poi messa in liquidazione. In questo secondo caso, il recovery, considerata la mole dei debiti e l’esiguità dei crediti, sarebbe pressoché nullo. Al momento il prezzo delle obbligazioni quotate alla borsa di Francoforte viaggia intorno al 10% del valore nominale.La prima soluzione, cioè la vendita in blocco della compagnia, permetterebbe invece agli obbligazionisti di recuperare qualcosa.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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