Con un annuncio televisivo, il ministro dell’Economia, Luis Caputo, ha dato il via ieri alla lotta alla crisi economica dell’Argentina con l’annuncio di misure radicali definite “terapia shock” dal presidente Javier Milei nel suo discorso di insediamento di domenica. Il nuovo capo dello stato lo aveva spiegato senza fronzoli: non ci sono soldi per poterci permettere il gradualismo. E aveva aggiunto che “meglio dire una verità scomoda che una comodissima bugia”. Un concetto ribadito ieri dal suo ministro, secondo cui “per qualche mese staremo peggio di prima”.
Svalutazione del cambio a 800 pesos contro 1 dollaro
Siamo esattamente all’opposto di quanto ci aspetteremmo da un leader “populista”, semplicemente perché Milei populista non lo è. Egli si autodefinisce correttamente “neoliberista”. In cosa consiste la sua terapia shock? Di certo, la misura più attesa consiste nella svalutazione del cambio del 54% a partire da oggi. Il tasso ufficiale viene portato a 800 pesos contro 1 dollaro dai 365 occorrenti fino a ieri. Da anni la valuta argentina è tenuta artificiosamente più alta del suo cambio di mercato, che in questi giorni si aggira effettivamente in area 1.000 pesos contro 1 dollaro.
La svalutazione del cambio servirà a difendere le riserve valutarie e a contrastare la crisi argentina tramite il riequilibrio dei saldi commerciali e delle partite correnti. Ma non è né l’unica, né forse la più significativa misura annunciata ieri. Tutti i contratti siglati nella Pubblica Amministrazione da meno di dodici mesi saranno cancellati. Secondo Caputo, si tratta di salvare le finanze statali dalle assunzioni clientelari del governo precedente. E tutte le opere pubbliche finanziate e non ancora avviate saranno cancellate anch’esse. “Non ci sono soldi” per aprire nuovi cantieri.
Sussidi ridotti, commercio più libero
Saranno altresì ridotti i trasferimenti federali alle province, considerati merce di scambio per favorire i politici graditi dal governo nazionale. Altra misura forte: il taglio dei sussidi alle tariffe.
E il sistema delle licenze per le importazioni sarà sostituito da un meccanismo più automatico. L’obiettivo sarà di tendere a quel “libero commercio” promesso da Milei prima e dopo la vittoria elettorale. Già con il varo dell’esecutivo i ministeri erano stati tagliati da 17 a soltanto 8. Un altro modo per risparmiare denaro pubblico per centinaia di posti di lavoro di funzionari e segreterie.
Lotta a crisi argentina con liberalizzazioni e tagli alla spesa
Riassumendo, ecco come il nuovo presidente intende contrastare la crisi argentina: tagli alla spesa pubblica, liberalizzazione dei commerci e del tasso di cambio. L’impatto sarà duro. Un dollaro più forte aumenterà il costo delle importazioni, che si tradurrà in inflazione ancora più alta dal 150% tendenziale di questi mesi. Tuttavia, l’inazione porterebbe l’inflazione ad esplodere a tassi che Caputo stima arriverebbero al 400%. Il nuovo governo vuole sradicare una volta per tutte le cause di questa “decadencia” economica, ossia l’eccesso di spesa pubblica monetizzato dalla banca centrale.
Il Fondo Monetario Internazionale ha approvato il pacchetto di misure appena annunciato. Il direttore generale Kristalina Georgieva lo ha definito necessario per combattere la crisi argentina. L’istituto è creditore di 44 miliardi di dollari. Sarà più agevole per Milei ottenere una rinegoziazione di questi prestiti da restituire con l’introduzione delle riforme economiche da tempo richieste dall’ente. Altre ne arriveranno e comprenderanno le privatizzazioni degli asset statali, promesse ancora una volta nel discorso di domenica a Plaza de Congreso. L’Argentina volta pagina.