Altro che Eurotower, letteralmente “torre dell’euro”. Dovrebbero chiamare Torre di Babele la sede della Banca Centrale Europea perché, con il passare delle settimane, le divisioni interne al board si stanno intensificando. Chi pensava che la crisi delle banche avrebbe portato a maggiore armonia tra i banchieri centrali dell’Eurozona, è rimasto deluso. Lo scontro sul futuro dei tassi d’interesse si fa duro. Questa settimana, da un lato le posizioni espresse a mezzo stampa da Joachim Nagel e Christine Lagarde, rispettivamente governatore della Bundesbank e BCE, dall’altro Fabio Panetta, consigliere esecutivo italiano e papabile successore di Ignazio Visco alla guida della Banca d’Italia dal prossimo autunno.
Nel corso di un evento, Lagarde ha dichiarato che “in un mondo che cambia, dobbiamo essere concentrati sull’obiettivo e risoluti nella strategia per conseguirlo”. Parole che sono parse ai più come la volontà di continuare ad alzare i tassi per centrare il target d’inflazione al 2%. Per altri, tuttavia, il governatore non si sarebbe legato le mani con misure predeterminate.
Nelle stesse ore, il tedesco Nagel suggeriva la necessità di essere “stubborn”, “testardi” più dell’inflazione. In parole povere, la BCE dovrebbe continuare ad alzare i tassi d’interesse. La crisi delle banche non costituirebbe una minaccia tale da dover far cambiare impostazione di politica monetaria. A quel punto, Panetta esce allo scoperto per dire la sua e chiedere che “la stretta della BCE va calibrata con prudenza“. La posizione sua e dell’altro italiano nel board, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, consiste nel non assumere decisioni precostituite, bensì nel valutare board dopo board sulla base dei dati macro.
Sui tassi board più falco
Chi ci capisce qualcosa, è bravo. Il fatto è che il board della BCE non va visto come un organismo monolitico. Anzi, esso si compone di rappresentanti di paesi con necessità l’uno spesso diverse dall’altro.
Ciascun membro del board punta a contrapporsi sul piano della comunicazione ai colleghi dalle posizioni più antitetiche. Il tutto con l’obiettivo di non far attecchire sul mercato aspettative certe in una direzione. Alimentando una leggera confusione sui tassi, il board può permettersi di decidere la qualsiasi al prossimo appuntamento di maggio. Ma i numeri sono noti e sappiamo che i “falchi” sovrastano le “colombe” tra i governatori e i consiglieri esecutivi. Dunque, tendenzialmente il board pende verso le posizioni dei primi.
Tuttavia, la politica monetaria quasi mai è decisa a stretta maggioranza. Non si rivelerebbe credibile all’esterno. Serve sempre un consenso molto ampio per decidere sui tassi e sulle altre misure da adottare. Soprattutto, nel caso della BCE non si decide contro uno o più grandi paesi. E l’Italia è un socio forte insieme a Germania, Francia, Spagna e Olanda. L’ago della bilancia sarà come spesso Parigi. I francesi sono “falchi” a metà. E con la crisi delle banche, temono di subire contraccolpi in patria da una stretta monetaria “eccessiva”.