Padoan si è rivelato un disastro
Dal dicembre scorso, le azioni MPS sono sospese dalle negoziazioni in borsa, dopo che il governo ha varato il decreto da 20 miliardi per garantire gli istituti in difficoltà, in attesa dell’implementazione di un piano di salvataggio per Siena. Il resto è cronaca di questi sei mesi, con le banche venete ad occupare ogni giorno di più le prime pagine dei giornali per la crisi sempre più irreversibile in cui sono sprofondate, mentre il governo invia a Bruxelles un confuso Padoan, che presenta ai commissari piani non chiari su come mettere in sicurezza i nostri istituti, con l’unico reale obiettivo di salvare la faccia e il consenso, evitando di gravare sugli obbligazionisti subordinati, oltre che su quelli senior.
La nazionalizzazione delle banche sarebbe stata la soluzione peggiore alla crisi, ma Padoan è riuscito nel miracolo di fare peggio: spendere fior di miliardi per salvarle, senza che lo stato ne abbia il controllo, non potendo sperare nella cessione futura a prezzi più elevati e a ristoro delle perdite caricate sui contribuenti. Anzi, la sua politica del calcio al barattolo ha esitato un conto ancora più salato di quanto non fosse pochi mesi fa.
E dire che Padoan in questo governo rappresenta l’ala “tecnica”, quella che dovrebbe portarvi la sua esperienza di economista internazionale come valore aggiunto da affiancare alla gestione più politica dei dossier economici. Si è rivelato un disastro senza precedenti, almeno in tempi recenti, vuoi per incapacità propria di comprendere la gravità della crisi, vuoi per compiacenza verso l’ex premier e attuale segretario del PD, Matteo Renzi. In ogni caso, una figura così inadeguata al ruolo, che fa davvero senso che la maggioranza non abbia ancora capito che una delle principali cause delle sue sconfitte elettorali accusate l’una dietro l’altra nell’ultimo anno è data proprio da un ministro dell’Economia bravo solo a “gonfiare” le previsioni sulla crescita.