Arrivano ancora minacce da parte del governo di Pyongyang: il Giappone potrebbe essere ‘affondato’ da un attacco nucleare, mentre per gli USA è in serbo un attacco che porterà ‘cenere e tenebre’. I toni di Kim Jong-un, insomma, sono i soliti e si tratta della risposta (sicuramente un po’ grottesca) alle nuove sanzioni che l’ONU ha votato durante l’ultima settimana. Come abbiamo sempre sostenuto, non crediamo che si stia andando realmente verso una guerra globale, o, perlomeno, asiatica. La risposta degli USA non si è fatta attendere e fortunatamente non è stata affidata direttamente a Donald Trump (che a volte fa concorrenza – almeno dal punto di vista lessicale – al Presidente della Repubblica Popolare Democratica di Corea).
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La risposta degli USA e lo stop commerciale agli alleati della Corea del Nord
Il Segretario del Tesoro degli USA, Steven Mnuchin, ha accennato a quale potrebbe essere la strategia degli americani. Non immediatamente la guerra – quelli sono proclami di tipo trumpiano – ma a partire da questioni commerciali: gli USA affermano che stanno valutando una possibile interruzione dei rapporti di mercato con tutti i paesi che hanno legami con la Nord Corea. Dunque, anche la Cina. Quando l’intervistatore di Fox News ha chiesto (un po’ maliziosamente) se proprio tutti i partner commerciali della Corea del Nord sono a rischio ‘chiusura mercati’ con gli USA, il Segretario ha risposto in maniera lapidaria ‘nessuno escluso’.
Si tratta di una ‘minaccia’ poco credibile: la Cina non solo è un partner globale ‘irrinunciabile’ per qualunque potenza occidentale, ma, in più, possiede anche gran parte del debito pubblico statunitense – se la guerra commerciale avesse inizio, la Cina chiederebbe di riscuotere le quote del debito. E in quel caso sarebbe una catastrofe di carattere globale.
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Il vero rischio è la corsa agli armamenti in estremo oriente
Dalla Corea del Sud arrivano parole (se è possibile) di distensione. Il Presidente ha affermato che non intende dare avvio a un programma nucleare in risposta e non vuole che vengano installate armi nucleari nel proprio territorio. Secondo un sondaggio, circa il 60% della popolazione concorderebbe con una ‘nuclearizzazione’ del paese, ma il Presidente è sembrato davvero categorico. In realtà, uno degli scenari che si sta cercando di evitare a tutti i costi è quello di una corsa agli armamenti nucleari in tutto l’estremo oriente: il segnale epocale, comunque, è chiaro, il futuro del pianeta e dell’essere umano si gioca in estremo oriente, sia economicamente che socialmente che dal punto di vista ambientale, l’Europa conta davvero pochissimo sullo scacchiere globale, e gli stessi USA sempre di meno. Nonostante le grida disperate di Big Don.