E’ stato uno choc il risveglio per i mercati finanziari all’apertura di una settimana che sarebbe stata vacanziera, se non fosse stato per il crollo della Borsa di Tokyo. L’indice Nikkei-225 ha perso il 12,4%, suo secondo risultato peggiore di sempre. Ma è crisi anche per le borse europee, che ad un’ora dall’avvio delle contrattazioni perdono tra il 4% di Milano e il 2,5% circa di Parigi e Francoforte. Si parla di rischio recessione negli Stati Uniti, prima economia mondiale e che mantiene il resto del mondo a colpi di importazioni.
Tassi in risalita anche a Tokyo
I mercati sono generalmente a caccia di pretesti per vendere dopo una lunga fase di crescita. Serve la notizia in grado di convincere le case d’investimento che sia arrivato il momento di monetizzare i guadagni. Ma la crisi delle borse appena innescata da Tokyo ha anche molto a che fare con il “super” yen. In tutti questi mesi, anzi da un paio di anni, vi abbiamo parlato di quanto in crisi fosse la valuta nipponica. Il suo tasso di cambio contro il dollaro è arrivato a scendere ai minimi da fine anni Ottanta.
Tra la fine del 2020 e il mese scorso, lo yen risultava essere crollato del 36% contro il biglietto verde. Ma dai minimi di luglio è risalito del 12,5%. Cos’è successo? Da un lato la Banca del Giappone ha speso 5.530 miliardi di yen (36,8 miliardi di dollari) per sostenere il cambio. Dall’altro, ha alzato i tassi di interesse per la seconda volta, portandoli allo 0,25%. E ha annunciato che dimezzerà gli acquisti dei bond mensili. Tutte misure che puntano proprio a rafforzare il cambio per frenare l’inflazione.
Super yen colpisce l’azionariato in Giappone
Ma uno yen più forte rende più care le azioni alla Borsa di Tokyo.
Ci sarebbe dell’altro, ovverosia il rientro dei capitali nipponici non più allettati dagli asset stranieri. Ora che lo yen è più forte, il valore di azioni e bond americani ed europei risulta inferiore. E poiché questa tendenza sembra destinata a durare – tra Federal Reserve e Banca Centrale Europea che taglieranno i tassi e Banca del Giappone che li alzerà – è finito il “carry trade“. Anziché comprare Treasuries, Bund, Oat, Gilt e BTp, meglio tornare a puntare sui bond casalinghi.
Crisi borse con rotazione dei portafogli
Se fosse così, perché i rendimenti in Nord America ed Europa stanno collassando? E’ vero che i capitali del Giappone starebbero rimpatriando, ma stiamo assistendo al contempo a una rotazione dei portafogli, con più bond e meno azioni. In sostanza, la forza dello yen si riflette nella crisi delle borse e non nel tonfo delle obbligazioni come avevamo ipotizzato. Più le azioni cedono, maggiore il segnale che le banche centrali dovranno tagliare i tassi, favorendo investimenti nel comparto dei bond.