Crisi Deutsche Bank, derivati sono davvero il problema?

I derivati di Deutsche Bank allarmano il mondo finanziario, ma se alla fine scoprissimo che non siano il vero problema? Ecco i numeri e cerchiamo di capirci meglio.
8 anni fa
3 minuti di lettura

Le azioni di Deutsche Bank hanno perso quasi la metà del loro valore quest’anno, tempestate da una crisi in borsa sui timori di possibili contraccolpi accusabili dalla montagna di contratti derivati, pari a quasi 42.000 miliardi di euro al termine del secondo trimestre di quest’anno, stabile rispetto al dicembre dello scorso anno. Ma il Chief Risk Officer della banca tedesca, Stuart Lewis, in un’intervista rilasciata ieri al quotidiano Welt am Sonntag, ha cercato di ripristinare un minimo di raziocinio sul caso, spiegando come i rischi assunti dall’istituto siano molto “sopravvalutati” di quelli reali.

Lewis sostiene, infatti, che a fronte di circa 42.000 miliardi di contratti derivati, Deutsche Bank sia esposto a un rischio effettivo di “soli” 41 miliardi di euro. Prendendo per buono quanto ci dice il responsabile proprio dei rischi della prima banca tedesca (e non possiamo che fidarci dei suoi numeri), le esposizioni reali sarebbero circa mille volte in meno di quelle sbandierate dalla stampa internazionale. Come mai? (Leggi anche: Crisi Deutsche Bank esplosiva per Eurozona)

Derivati Deutsche Bank, cosa sono

Per prima cosa, partiamo dal concetto di contratto derivato. Si definisce così, quando il suo valore deriva dal prezzo di un indice o tasso sottostante. Ora, i famosi 42.000 miliardi di contratti derivati in possesso di Deutsche Bank, pari a 14 volte il pil della Germania, sono il controvalore nozionale di questi contratti, ma non è affatto detto che la banca lo copra per intero, in termini di esposizioni. E, infatti, proprio questo scopriamo dalle parole di Lewis, ovvero che la copertura sarebbe a circa un millesimo del valore nozionale.

Il 78% dei contratti derivati di Deutsche Bank sarebbe legato alla copertura dal rischio di variazione dei tassi d’interesse. A dire il vero, forse dovrebbe preoccupare più questo aspetto che non la quantità, cioè che Deutsche Bank abbia esposizioni in contratti derivati concentrate per oltre i tre quarti su una sola variabile.

Detto questo, la stessa banca ha iniziato da tempo a ridurre i rischi, in linea con le pratiche delle maggiori banche internazionali. Si consideri, ad esempio, che il picco sui derivati fu raggiunto nel 2011 con 59.195 miliardi di euro in esposizioni sul nozionale. (Leggi anche: Allarme Deutsche Bank, Soros scatena la tempesta)

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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