Il premier Draghi si è dimesso. Le Camere sono state sciolte ed il 25 settembre 2022 si torna al voto anticipato per l’elezione del nuovo Parlamento. Che ne sarà della pensione parlamentari? I deputati e senatori uscenti avranno, comunque, diritto a percepire la pensione per gli anni di mandato svolti?
Diciamo subito che ad essere a rischio sono solo i cittadini. Nel senso che questa crisi di governo non farà altro che rimandare ancora di più il tavolo tecnico per risolvere la questione riforma pensione.
E’ sempre più concreto, quindi, il rischio, con la fine di Quota 102 (al 31 dicembre 2022) che, dal 1° gennaio 2023, si riaffacci sulla scena la Fornero (pensione a 67 anni).
Pensione parlamentari, requisiti
La pensione parlamentari è “intoccabile”. Bastano pochi anni di mandato per assicurarsi il vitalizio al compimento del 65° anno di età.
In dettaglio, l’attuale sistema prevede che la pensione parlamentari è assicurata con quattro anni sei mesi ed un giorno di legislatura.
Requisito che gli attuali senatori e deputati raggiungeranno tranquillamente entro il prossimo 24 settembre. Anzi in realtà entro il prossimo 13 ottobre. E’ questa, infatti, la presumibile data entro cui si dovrebbe insediare il nuovo parlamento dopo il voto.
C’è anche l’assegno di fine mandato
La pensione parlamentari, una volta raggiunto il requisito, come detto, scatta al compimento del 65° anno di età.
L’assegno pensionistico percepito è calcolato esclusivamente con il metodo contributivo. Da questo punto di vista, dunque, il trattamento pensionistico è allineato a quello dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Oltre alla pensione, ai parlamentari uscenti spetta anche l’assegno di fine mandato. Una sorta di TFR (trattamento di fine rapporto). Tale assegno si aggira intorno ai 50.000 euro, in considerazione dell’intera durata della legislatura.